I tanti bagnanti delusi raccontano l’inquinamento della costa tirrenica

GUARDIA PIEMONTESE- Le previsioni del tempo annunciano la grande mareggiata. «Questa volta – dice Pino Aiello, laureato in medicina, 27 anni, da 15 villeggia a Guardia – non rimpiangeremo il mare calmo, perché la tempesta è un evento salutare per le spiagge. Una vera e propria boccata d’ossigeno. La natura si rimescola e spazza via immondizia e impurità».
Non accenna a diminuire l’allarme infezioni lanciato dalle guardie mediche disseminate sulla costa tirrenica. Dermatiti e irritazioni, pustole e vesciche sono apparse sulla pelle dei bagnanti, confermando una cruda verità: i nostri mari sono sporchi. L’epidemia colpisce soprattutto i bambini, più esposti alle insidie batteriologiche della sabbia. «Nessuno è immune, guardate qui – dice Giovanni, studente universitario, che al rientro dalla spiaggia mostra un “fungo” sul braccio. – Tutti gli anni la stessa storia – aggiunge. – A Torremezzo, nel mese di giugno, il mare è limpido come in Sardegna. Poi arrivano i maiali delle città e l’acqua si ricopre di uno strato di crema solare».
Una signora di Salerno ha scelto Fiumefreddo, ma sembra essersi pentita: «Le nostre spiagge sono inquinate dagli scarichi industriali, ma purtroppo abbiamo dovuto constatare che da queste parti la situazione sta precipitando. Mio figlio ha una piaga preoccupante sotto un’ascella. I medici dicono che è colpa del mare. E ci credo, l’altro giorno ho visto uno “stronzo” enorme che galleggiava».
A Cetraro, Mario Serra, 45 anni, impiegato, staziona sotto l’ombrellone perché una ferita gli impedisce di bagnarsi. «Sì, d’accordo – dice – ci saranno pure scarichi clandestini e depuratori guasti, ma la verità è che c’è un problema culturale alla base. Questo piede me lo sono rovinato calpestando vetri. Il popolo dei discotecari, prima di andare a strofinarsi nelle sale notturne, accende falò sulla spiaggia, si ubriaca e spacca sulle pietre le bottiglie. Spesso le mamme fanno fare ai bimbi i bisognini sul bagnasciuga e c’è gente che porta i cani e quelli orinano proprio dove stendiamo gli asciugamani. Se prima non cambiamo la nostra testa, che senso ha lamentarsi?».
A Scalea la guardia medica lancia un appello disperato: «Venite a vedere quello che succede ogni mattina. Il problema delle infezioni da spiaggia è un fatto secondario. Il dramma è che non ce la facciamo a soddisfare una popolazione che d’estate raggiunge le 200mile unità. Davanti al nostro ambulatorio si creano code chilometriche. Le persone vorrebbero essere medicate subito. Siccome è impossibile, perdono la pazienza e scoppiano risse».
Ma il Tirreno cosentino è vasto e per fortuna alcune zone sopravvivono all’inquinamento. Le due Cavinie per esempio: la prima vicino a Fuscaldo e la seconda a pochi passi da Cittadella. Sono “isole felici” perché non hanno conosciuto l’inferno della cementificazione. Proprio tra Cavinia e Guardia, Mustafà vende collane sulla spiaggia. «Il mare del nordafrica – dice – è un po’ diverso da questo. Io sono qui per lavoro e mi diverto pensando che le persone trascorrono le giornate a bruciarsi al sole. In fondo lo fanno per avere la pelle come la mia».
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 23 agosto 1998

 

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