Arancia meccanica a Torre Alta, ora sta meglio l’anziano aggredito

Migliorano le condizioni di Francesco Cardillo, 70anni, pensionato, che nella notte tra sabato 30 e domenica 31 è stato aggredito nella propria abitazione. Ignoti hanno fatto irruzione nel suo appartamento, ubicato nel quartiere Torre Alta. Si tratta di cinque giovani non identificati, che già altre volte avevano derubato l’anziano. Qualche mese fa, erano già riusciti a portargli via del denaro.
La scorsa notte, approfittando del buio, i ladri hanno trovato nei cassetti un bottino da 70 mila lire. Ma Cardillo si è accorto della presenza di estranei in casa ed ha tentato di reagire. Nella colluttazione ha avuto la peggio. L’uomo è stato preso a calci e pugni, trascinato per terra e spogliato degli abiti che in quel momento indossava. Le sue invocazioni di aiuto non state raccolte, perché la casa si trova in una zona appartata. Dopo aver malmenato la loro vittima, gli aggressori hanno danneggiato i mobili e le suppellettili. Spinti da una ferocia inaudita, hanno dato fuoco all’appartamento e si sono dileguati nei vicoli di Via Montevideo. Ferito e traumatizzato, Francesco Cardillo è riuscito a mettersi in salvo. Le fiamme hanno richiamato l’attenzione dei vicini di casa, che hanno allertato i vigili del fuoco. Intanto, la vittima raggiungeva la vicina Via Panebianco. Alcuni testimoni hanno raccontato di aver visto l’uomo urlare frasi incomprensibili. Cardillo, ridotto in mutande, ha chiesto aiuto ai passanti. Forse, i nottambuli del sabato sera, lo hanno scambiato per un “barbone” e nessuno lo ha soccorso. L’uomo è rimasto infreddolito ed isolato, per un lungo quarto d’ora, sul marciapiede. Alla fine, una volante ha raccolto una segnalazione: individuato Cardillo, lo ha immediatamente accompagnato al pronto soccorso. Nel quartiere, gli abitanti stringono i pugni raccontando l’accaduto.  «L’episodio è inquietante – dice Giovanni, 30 anni, vicino di casa della vittima – per le sue analogie  con il film “Arancia Meccanica”». Ma nell’opera di Kubrick, al termine del racconto, il carnefice diventa vittima. In questo caso, è difficile comprendere i motivi di tanta cattiveria. E qualcuno ricorda un episodio simile, accaduto sei anni fa nella zona. Quella volta, ignoti diedero fuoco ad una baracca. Era la dimora di “Maruzzu Nanà”. Morì. Bruciato vivo.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 2 giugno 1998

No Comments Yet.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *