A Cosenza i migliori specialisti nella cura dell’epilessia

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Avevo uno zio gigantesco, dava dei cazzotti formidabili, ma solo a quelli che se li meritavano. Soffriva di epilessia. Lui e io ci volevamo un bene pazzo. Forse per questo motivo, nonostante io fossi un bambino, tutte le volte che gli veniva un attacco e la casa tremava, non m’impressionavo.
Più di 15 anni fa, l’11 giugno 2000, in curva Sud, al termine della partita Cosenza-Brescia, anch’io ebbi un attacco di epilessia. C’è un’immagine che immortala il momento in cui i medici mi circondarono per prestarmi le prime cure (nella foto in alto, io sono quello con la maglietta arancione, circondato dai medici col casco blu).
Il viceprimario in servizio nello stadio “San Vito” quella domenica, era già noto per aver curato molti casi di malattie veneree nei postriboli della valle del Crati. Era uno specialista prodigioso. Centinaia di persone lo sentirono urlare il mio nome prima ancora che mi venisse l’attacco d’epilessia.
Provavo un senso di soffocamento, allora cercai una via di fuga. Quegli uomini generosi m’inseguirono per evitare che mi facessi male, ma io caddi, e loro, disperati, mi prestarono soccorso come poterono. Infatti nella foga lasciarono dei lividi sul mio corpo (foto in fondo al testo).
Arrivò l’ambulanza, e quelli per velocizzare le operazioni e spingere l’autista a fare presto, gli spruzzarono intorno un gas adrenalinico. Mi pare si chiamasse “CS”. Giunti in ospedale, trovammo uno dei loro colleghi che si era fatto male mentre mi prestava soccorso. Questo dottore era girato di spalle e si stava facendo medicare. Uno dei miei amici, Loris, corse a ringraziarlo, ma scivolò e per sbaglio gli diede un potente calcio nel sedere. Poi mi ricoverarono. Fui dimesso dall’ospedale poche settimane dopo. E per essere certi che io avrei affrontato correttamente la convalescenza, mi prescrissero pure quattro mesi e 20 giorni di vacanza in un luogo fresco.
In Italia abbiamo formidabili specialisti nella cura dell’epilessia. Però siccome siamo degli ingrati, questi medici non otterranno mai un premio durante la loro esistenza terrena. Purtroppo non credo più nel paradiso e nell’inferno. Ma sono sicuro che se esiste, quando tra 100 anni moriranno, andranno in paradiso. E lì ad accoglierli troveranno tutte le persone sofferenti d’epilessia, come mio zio, Stefano Cucchi, Carlo Giuliani, Federico Aldrovandi, Gabriele Sandri e le altre migliaia che sono state amorevolmente curate dalle strutture sanitarie dello Stato italiano. Vedendoli arrivare, di sicuro mio zio abbraccerà i medici dalla gioia… Chissà che bella festa e che baccano faranno tutti insieme! Tremerà l’universo. Come in una siderale crisi epilettica.
Claudio Dionesalvi

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altre cronache sui fatti di quella domenica (dopo la breve biografia)

 

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