L’allegro natale “alla cosentina”

Ventiquattro ore per salutare il Natale.
Accade praticamente di tutto nella città che «vive con un piede in Europa e l’altro nel Medioevo».
Momenti estatici e situazioni imbarazzanti, iniziative spettacolari, atti di solidarietà, ma anche qualche attimo di panico. Eventi contraddittori, simboli di un territorio animato da spinte progressive e tormentato da aspre contraddizioni.
La cerimonia – In piazza Prefettura, alle 10:15, si apre l’Anno Santo. Nel percorso che lo collega all’altare della Chiesa Madre, l’arcivescovo Agostino apre la ricorrenza giubilare con un intervento dai toni “politici”: ritratta gli errori secolari, ma rilancia il refrain sui «Poteri occulti». Assente il Prefetto Ingrao, in ferie a Messina, fanno da cornice le autorità militari in assetto da parata e lo spezzone cattolico della Giunta di Palazzo Dei Bruzi: Trimboli, Corigliano, Mari, Molezzi…
Il cerimoniale preparato dalla Mittenbergh è stato escogitato per esaltare l’incontro di pacificazione con il primo cittadino. L’opinione pubblica si aspetta questo «atto dovuto» dopo l’elettricità dell’autunno scorso. L’abbraccio avviene e il popolo sorride. In seconda fila, si commuove anche un distinto signore conosciuto dai cosentini perché ogni anno recita la parte del “Carnevale morto” in occasione della festività più grassa dell’anno. Pochi commentatori se ne accorgono, ma in realtà il 25 dicembre si consuma un rito dai risvolti orwelliani. Di fronte agli schermi montati in tutte le chiese della città, collegate in diretta con il Duomo, i fedeli interagiscono con un pulpito virtuale. Il sacerdote in carne ed ossa è momentaneamente sostituito dall’icona a due dimensioni. L’immagine di Monsignore Agostino squarcia l’etere e si moltiplica.
Il presepe – La ricostruzione vivente della nascita di Cristo trova una suggestiva messa in scena nel centro storico. Il Comitato per la Salvaguardia del quartiere sfida il maltempo e porta in piazza una Sacra Famiglia dall’accento cosentino.
Uno spione, prima dell’apertura del presepe, annota sugli appunti una Madonna che fuma.
Della scena non si accorge il regista magistrale del presepe: il presidente Roberto Cicero. E come in ogni tradizione che si rispetti… pare che al termine della manifestazione siano scomparse le pecorelle. Un rito sacrificale?
La rissa – In Piazza Loreto, poco dopo la Gloria, qualcuno accende un falò sull’asfalto. Il gesto non viene gradito da un gruppetto di “passanti” che a loro volta protestano con modi poco civili. Scoppia una mega rissa natalizia. Ad avere la peggio sono i “passanti”. Almeno un paio i contusi. Interviene la polizia.
Il lampeggiante della sirena ricorda che la serenità è un fatto convenzionale; in quanto tale, può esaurirsi in ogni momento.
La colletta Una speciale menzione per la solidarietà va ai dipendenti delle Ferrovie della Calabria. Hanno raccolto un milione e mezzo da donare ai più poveri. Si sono presentati alle porte dei centri di accoglienza con un furgone pieno di viveri. Il tutto senza sponsor. Non hanno neanche interpellato le televisioni private per farsi pubblicità. Sono stati discreti: una virtù sempre più rara.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 28 dicembre 1999

No Comments Yet.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *