Tonino, Beppe, Angelino e il signore della Misericordia

L’ultimo numero de l’Espresso dedica un ampio servizio alle presunte infiltrazioni mafiose nella gestione dei centri d’accoglienza per migranti in Calabria. Il settimanale ripesca un rapporto dei carabinieri del Ros, redatto dieci anni fa, in cui gli investigatori avanzavano pesanti sospetti sulla figura di Leonardo Sacco, governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto. Inoltre, stando a quanto riportato da l’Espresso, Sacco “può contare su amicizie trasversali, dal centrosinistra al centrodestra”.
Fin qui sarebbe ordinaria cronaca. Nel servizio firmato dal giornalista Giovanni Tizian, c’è però un dettaglio rilevante: “Per capire meglio la sostanza di questi rapporti è utile ricordare – si legge nell’articolo – un’immagine scattata nel febbraio di tre anni fa alla convention dei vertici calabresi del partito del Nuovo centrodestra, convocata a Cosenza. In quell’istantanea c’è Leonardo Sacco in posa con il ministro Angelino Alfano, all’epoca numero uno del Viminale. Il ministero con competenza diretta nell’emergenza sbarchi. All’evento era presente anche Giuseppe Scopelliti: un mese dopo sarà condannato in primo grado e darà le dimissioni da presidente della Regione. Quella sera con Leonardo Sacco, al fianco di Alfano, c’era anche un sorridente Antonio Poerio, che fino al 2011 ha gestito il servizio catering all’interno del centro di accoglienza crotonese. Fino a quando la prefettura non gli ha revocato la certificazione antimafia”.
Non sono mai stato tra quelli che si esaltano per le informative del Ros. In un passato ormai non più recente, insieme ad altri attivisti dei movimenti, fui bersaglio di uno dei loro castelli accusatori, rivelatosi poi completamente falso alla prova della corte d’Assise e dei successivi due gradi di giudizio. Non è detto dunque che sia vera la loro ipotesi sulle strutture d’accoglienza crotonesi. Lo sapremo tra qualche anno, se mai la vicenda entrerà e uscirà dalle aule di un tribunale. Di certo non c’era bisogno di un rapporto dei carabinieri per sapere che l’accoglienza riservata ai migranti, in Italia, è un business spesso (ma non sempre) gestito da criminali più o meno mafiosi.
Una cosa è sicura, quella sera tra i circa cento contestatori che manifestarono davanti al teatro Rendano contro la convention del centrodestra, c’ero anch’io. In piazza scesero occupanti di case, migranti, studenti e ambientalisti. Sotto la statua di Bernardino Telesio recante orgoglioso la bandiera NoTav, di fronte a un cordone della celere con cui ci furono un paio di enfrentamientos ma non veri e propri scontri, il presidio quella sera si vestì d’ironia. Scopelliti fu accolto da satirici slogan come “Don Beppe, baciamo le mani”. Al suo arrivo il ministro dell’Interno venne apostrofato con coretti da stadio tipo “La malavita, voi siete la malavita”.  Oppure: “Facci sparare, ministro facci sparare”. Poi ancora pernacchie per Tonino Gentile e bordate di fischi contro chiunque varcasse la porta del teatro Rendano. Non mancarono goliardici slogan all’insegna del gossip sulla vita sentimentale del questore. E al pubblico della convention – beee, beee, beee – il sit-in riservò un sonoro belare a voler sottolineare quante pecore circondassero (e circondino) la classe politica che malgoverna la Calabria. Quando non ci venivano addosso per allontanarci dall’ingresso principale del teatro, persino alcuni poliziotti, i rari agenti privi della foto di Mussolini nel portafogli e di sonerie intonanti “Faccetta nera” sul cellulare, ridevano sotto i baffi, in segno di approvazione verso quei cori sarcastici.
A Cosenza un antico detto recita: “Sputa ca ci’annumini”. Tradotto: sputa, prova a esprimere un verdetto, ché magari indovini. Quella sera, forse, noi sputammo e (chi lo sa?) indovinammo pure. Più che altro, sputtìamu, cioè sfottemmo. “Sputta ca ci’annumini”.
Claudio Dionesalvi

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