Il padre incredulo: “Mio figlio non era un rapinatore”

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Per una sera, Rende paese si spoglia dell’aspetto sorridente, che ha fatto di questo centro storico uno degli angoli più suggestivi della Calabria.
Piove, e il lamento di casa C. oltrepassa le mura, diffondendosi per qualche centinaio di metri. Disperazione. È un pianto di donna, che raggela il sangue, evocando il rituale funebre dell’antica Grecia. C’è una grande dignità negli occhi della signora che si presenta sull’uscio dell’appartamento: «Il papà di F. è sceso a Cosenza. Forse si è assentato perché deve incontrare un avvocato. Se volete attenderlo qui dentro, siete il benvenuto, altrimenti potrete telefonare più tardi».
Nella piazzetta, a pochi passi dal Municipio, un gruppo di ragazzi gioca a pallone. «Dovete spiegarlo a tutti – mormora il più grandicello, agitando la mano destra – che F. non nera un delinquente. È cresciuto in questa piazzetta, in mezzo a noi. Non aveva alcuna intenzione di entrare nella malavita. Ho saputo che negli ultimi tempi parlava poco, meno del solito. Non ci frequentavamo più, da quando si è fidanzato con una ragazza di villaggio “Europa”. Era molto innamorato a appena aveva un minuto libero correva da lei. Non è mai stato un malandrino, né un gradasso. Se esiste un po’ di giustizia anche il gioielliere deve essere condannato, perché se fossero riusciti a rapinarlo, avrebbe perso qualche centinaio di milioni di lire. Fabio ha perso la vita».
Un signore, nei pressi della farmacia di Rende, non è d’accordo: «È facile parlare adesso, ma bisognerebbe mettersi nei panni di chi le aggressioni le subisce».
Dal commento dell’uomo di strada, alle frasi secche di M. C., che i compaesani non esitano a definire: «Un uomo pulito, un esempio di onestà. L’anziano operaio, che ha appena conosciuto l’esito dell’autopsia effettuata sul cadavere del figlio, non perde nemmeno per un attimo la calma. Non ho ancora ascoltato telegiornali – dice – né ho avuto il tempo di dare un’occhiata alla stampa. Ma ho saputo che alcuni mezzi d’informazione hanno fornito una versione che mi lascia incredulo e perplesso. Anzitutto, F. non è mai stato un ladro».
E poi, ancora adesso, rimango convinto del fatto che mio figlio era andato a comprare un braccialetto per la fidanzata. Aveva persino chiesto un consiglio a mia moglie. Era indeciso se acquistare un braccialetto o un paio di orecchini. E nel pomeriggio di mercoledì, poche ora prima che morisse, la suocera gli aveva dato dei  numeri da giocare al Lotto. Lui si era allontanato dicendole che si sarebbe presentato all’ora di cena. Il resto mi sembra tutto un mistero e nessuno potrà mai convincermi che mio figlio era un rapinatore».
Spetterà agli inquirenti ricostruire l’esatta dinamica dei fatti avvenuti mercoledì sera, nella gioielleria del moderno salotto rendese.
Oggi pomeriggio, alle 15:30, nella chiesa della Madonna di Costantinopoli, i funerali.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 26 febbraio 1999

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