La sinistra non abita più qui. Il lutto di una regione che ha cambiato colore

(la foto è di Giacomo Greco)

L’istantanea è quella di una Calabria a tinte gialloazzurre (più gialle che azzurre). Il voto ha sconquassato la sinistra in tutte le sue declinazioni e dato uno schiaffo mai preso sinora. Il M5S si è aggiudicato 6 collegi su 8, quelli di Catanzaro, Reggio, Cosenza, Crotone, Castrovillari e Corigliano. Al centrodestra gli altri due, Vibo e Gioia Tauro. Nessuno per il Pd. Guardando più a sinistra, LeU si è fermata a un deludente 2,7 (esattamente la metà di quanto prese Sel alle regionali), Potere al popolo ha di poco superato l’1%, eguagliando lo score dell’Altra Calabria nel 2015. Riguardo gli eletti, la disfatta è ancor più netta. Il Pd ne prende tre, LeU solo uno (e grazie a un miracoloso calcolo dei resti): complessivamente 4 su 30, poco più del 10%. La fetta più grande va ai grillini con ben 17 eletti, a ruota Forza Italia con 7 e, per ultimo, il dato clamoroso dei due rappresentanti della Lega (tra cui Matteo Salvini al Senato).
A SINISTRA IL LUTTO non è stato ancora elaborato a fondo. I partiti si sono chiusi nei propri fortini e hanno tenuto le assemblee di rito. Il Pd si è stretto intorno alla figura del presidente regionale, Mario Oliverio, che a dispetto di chi chiedeva (o auspicava) le sue dimissioni, ha annunciato un rimpasto e la sua ricandidatura alle regionali del 2019. Più tesa la situazione dentro LeU. L’assemblea regionale di Sinistra Italiana ha certificato numerosi abbandoni. Quello più eclatante è dell’ex sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, insieme al suo gruppo, sebbene egli ci tenga a precisare: “È Sinistra Italiana che ci ha sconfessato in questi anni, ‘rottamando’ la nostra esperienza amministrativa”. Si è dimesso anche il sindaco di Cinquefrondi, Michele Conia, e, in generale, la sensazione è quella di una confusione senza sbocchi a breve. Nico Stumpo, l’unico deputato eletto nelle liste di LeU in quota Mdp, ha affermato che “bisogna ripartire con forza e decisione dai territori e il prossimo passo sarà quello di costituire il gruppo dirigente di Liberi e Uguali in Calabria”. Ma questa accelerazione viene vista con scetticismo dentro e fuori Sinistra Italiana.
C’È POI LA QUESTIONE dell’exploit grillino che ha spolpato la sinistra, trasferendo sui 5stelle molte aree del disagio sociale. “Il 40% dei grillini è un voto di insofferenza dello status quo – spiega al manifesto Speranza -, è un voto del sud contro il nord, a volte anche con accenti neoborbonici. Quando a Cosenza, l’’Atene di Calabria’, il M5S arriva al 47%, è la dimostrazione che il tappo ormai è saltato. Anche il nostro campo è stato visto come soggiogato da manovre politiciste, siamo stati percepiti come dei comitati elettorali e non più come la comunità della sinistra. Quando un meridionale su quattro è in condizione di povertà e indigenza, quando c’è un’aspettativa di vita più bassa che al nord, quando l’emigrazione galoppa, la sanità pubblica è a pezzi e i trasporti sono da medioevo, bisogna essere più credibili, più propositivi e oppositivi, senza cedimenti o scorciatoie di palazzo. Siamo stati percepiti come omologati a tutti gli altri, chiusi in noi stessi. Bisogna, invece, aprirsi, interrogando la collettività. E anche sulle mafie abbiamo detto poco in campagna elettorale. Invece sarebbe potuto essere un punto cruciale di iniziativa politica”.
SULLA PROSPETTIVA il quadro non è idilliaco. Secondo Filippo Sestito, della presidenza nazionale Arci e animatore dei movimenti sociali calabresi: “Il neoliberismo e la crisi economica e democratica delle istituzioni nazionali ed europee hanno prodotto una frantumazione sociale che bisogna necessariamente affrontare con una ritrovata unità a sinistra. È fondamentale azzerare lo iato tra ciò che si dice e ciò che si fa, tra una dimensione astrattamente politica e quella sociale. I nostri temi dovranno essere quelli della partecipazione e della democrazia. Il tema dell’inclusione sociale, dell’interazione culturale, del prenderci cura delle nostre comunità. La sinistra potrà assumere nuovamente una posizione rilevante solo se sarà in grado di costruire un progetto politico di portata europea che prevede un nuovo sistema economico basato su una rivoluzione ambientale che tenga insieme piena occupazione, rispetto dei diritti umani, difesa del territorio e del pianeta”.
Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti
“il manifesto”, 29 marzo 2018

 

 

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