“L’evaso” di Dionesalvi e Pezzulli, romanzo che ti mostra la mafia a Cosenza

Nel 1997 ero cronista cittadino del Quotidiano di Cosenza. A quel tempo di domenica il nostro giornale non usciva in edicola il lunedì. Di domenica fu preso Francesco Pezzulli detto Lo Smilzo, clamorosamente evaso dall’aula bunker dell’ex bocciodromo dopo 12 giorni di latitanza. Si decise di fare un’edizione straordinaria del giornale. Nella mistica del cronista un’esperienza indimenticabile nella fattura straordinaria di un giornale fatto sulle ali della tempestività e che doveva dare di più della concorrenza. Quella domenica andai sul luogo dell’ultimo nascondiglio, parlai molto con l’ufficiale di alto grado che aveva condotto l’operazione di arresto. Giovanni Nistri, oggi comandante generale dell’Arma dei carabinieri. Vecchie cronache del mio archivio di carta.
Ventidue anni dopo ritrovo quella vicenda diventata letteratura di buona qualità. Claudio Dionesalvi, mediattivista di Movimento, bella penna del Manifesto, strepitoso docente di Lettere in aree del disagio, venerato dai suoi alunni per l’originale metodo democratico d’insegnamento e autore di libri palpitanti e spesso rivolti al ventre del carcere e della segregazione, ha dato alle stampe per le meritorie edizioni di “Sensibili alle foglie” “L’evaso. Partita a bocce con la libertà” libro scritto a quattro mani con il protagonista di quella incredibile vicenda.
Ho ritrovato lo Smilzo operaio generico, osservatore di fenomeni sociali e appassionato di linguaggi del web. Dopo 27 anni di carcere reinserito nella società grazie alle cooperative sociali inventate dal sindaco Mancini. Il ragazzo entrato nella malavita da ragazzino oggi contrasta la cultura submafiosa. Claudio ne ha recuperato storia e appunti per un libro che mescola noir e formazione maleducata.
Dionesalvi ha adoperato lo stesso metodo che Nanni Balestrini usò con l’operaio Alfonso per scrivere il celebre “Vogliamo tutto” per far diventare letteratura l’epopea sessantottina dell’operaio massa . Tra l’altro Balestrini e Dionesalvi hanno avuto uno stretto rapporto. Un quarto secolo fa al centro sociale Gramna, in occasione della presentazione del libro “I furiosi” dedicato agli ultrà, Claudio ha realizzato il video “Lo stadio totale”. Un video che Balestrini ha sempre proiettato in ogni presentazione italiana del libro.
“L’evaso” non è solo la cronaca di un episodio avvincente reso molto vivo attraverso la testimonianza del suo protagonista. Dionesalvi, forte dei suo studi sulle origini della malavita cosentina (“Za peppa. Come nasce una mafia”) ha il merito di andare a fondo in una vicenda spesso trascurata da mafiologi e procuratori scrittori. Quella della provincia “babba”, Cosenza, l’Atene di Calabria che ha vissuto un violento assolto al cielo di proletari e colletti bianchi. Centinaia di morti, immancabili innocenti, alta borghesia mafiosa nelle stanze dei bottoni, magistrati e poliziotti collusi, verità nascoste e rimosse. Illustri sociologi affibbiarono alla malavita cosentina la patente di gangaster. Invece sono sempre stati una mafia per giuramento e mentalità.
Dionesalvi si fa scudo “dell’opera fantasia, sebbene ricostruisca una storia realmente accaduta” per evitare noie di querela secondo la stilema New epic e adopera pseudonimi per identificare il boss pentito “dritto e medaglione” che tenne al laccio processo e città con le sue dichiarazioni, il capo della Mobile che tiene alto il capo solo verso gli antagonisti, tutti i personaggi sono riconoscibili a chi li conosce ma non con il loro nome.. Tutto il resto è autentico. Il ciclo del cemento, le vite di quartiere, Freddy Scott il cantautore malandrino ucciso nello stesso quartiere dello Smilzo quando i guappi del quartiere erano solo guappi. Non sappiamo se alcuni dialoghi particolarmente riusciti, soprattutto sul piano umoristico, siano frutto di invenzione o realismo. Ma in un romanzo questo è anche il bello del gioco.
Una letteratura potente e agile mescola lacerti di carte giudiziarie, articoli d’epoca, contesti storici, flusso di pensiero dello Smilzo. Azione e io narrante vanno insieme in una moviola esistenziale di chi viene arrestato per la prima volta a tredici anni e vaga tra carceri e pestaggi delle guardie, conosce i circuiti di sicurezza della carcerazione speciale e ti mostra alla Sciascia che se la Legge è eguale per tutti, non tutti gli uomini sono  uguali. Il personaggio dello Smilzo e l’autore Francesco Pezzulli sovrapposti ne sono l’euclidea dimostrazione.
Cento pagine avvincenti che si leggono tutte di un fiato. Un’evasione resa possibile dalla linea curva dello straordinario che diventa incredibilmente retta per l’ardire della libertà. Attorno l’evasione esistenziale che s’inserisce nella tradizione classica di Sante Notarnicola ed Edward Bunker dove chi delinque, attraverso il leggere e scrivere diventa fiore che spunta dal letame.
Dionesalvi ha avuto un ruolo da angelo custode in tutto questo. Con lo Smilzo hanno scritto un romanzo verità che merita di essere letto per scrutare la storia della mafia da un punto di vista diversa. La mafia di provincia. Quella senza grandi riflettori. Quella cha ha incatenato tanto Sud ad una dolente condizione di acedia sociale.
Paride Leporace

Meridiani e paralleli parideleporace.it

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