Calci al bambino africano che accarezza il figlio

La stagione dell’odio non si arresta con il semplice cambio della guardia al Viminale. La disintossicazione di una società incattivita è un processo lungo e complicato. Le tossine sono dure a smaltire. E così i fatti di ordinario razzismo dei mesi scorsi continuano a ripetersi.
Un bambino nordafricano di tre anni preso a calci nello stomaco da un papà che sta accompagnando il proprio figlioletto nel passeggino. Accade in via Macallè, un vicolo a pochi metri dal corso principale di Cosenza. È martedì sera verso le 19, le strade sono piene di famiglie che riassaporano la città al rientro dalle vacanze. Centinaia di turisti si godono le statue moderne del Museo all’aperto Bilotti.
In una traversa ci sono tre minori nordafricani che aspettano la mamma a pochi metri dallo studio medico in cui si è recata per un rapido controllo. Pare che il più piccolo dei tre fratellini abbia visto passare un signore con un passeggino, si sia avvicinato ed abbia provato ad accarezzare il neonato che riposava all’interno.
L’uomo avrebbe reagito con gesti istintivi e violenti, prima strattonando i tre fratellini migranti, poi sferrando un forte calcio nello stomaco del più giovane che sarebbe caduto a terra, in preda ad una crisi respiratoria.
Immediato l’intervento di alcuni passanti che si sarebbero scagliati contro l’uomo. Un ragazzo lo avrebbe schiaffeggiato e costretto ad allontanarsi. Un’ambulanza intervenuta sul posto ha trasportato il bimbo in ospedale dove è stato soccorso. Le sue condizioni non sono risultate gravi e dopo gli accertamenti è stato dimesso. La famiglia ha sporto denuncia.
Sui social e nei blog è scattato il tam tam della solidarietà e dell’indignazione. Sconcerto nel mondo dell’associazionismo. Molte le voci preoccupate. Per risalire all’identità dell’autore del folle gesto violento, presumibilmente xenofobo, la questura sta visionando i filmati delle numerose telecamere a circuito chiuso, presenti nella zona.
A Cosenza vivono migliaia di migranti. In tema di accoglienza, esiste un tessuto spontaneo di associazioni, volontari, laici e realtà del volontariato cristiano, molto florido. Episodi di questo tipo non si sono mai verificati nel territorio bruzio prima di martedì notte.
Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti
il manifesto, 6 settembre 2019
1 Comment
  • Giuseppina
    settembre 7, 2019

    Bene, io mi sento come il povero bimbo africano o comunque immigrato. Un giorno vicino al lago mi sono seduta su una panchina vicino ad una ragazza che portava il velo. Gustandomi un gelato in jeans e maglietta. Si è avvicinato il padre di lei, oppure lo sposo, non ho capito esattamente. Mi ha sputato addosso e per poco non mi picchiava. Gridava come un pazzo. Ho capito solo quello che ha detto in inglese. Un sacco di insulti e poi che io sono impura e non degna di avvicinarmi ragazza/moglie/figlia??? Penso che non ha alzato le mani perché io sono alta 1.75mt mentre lui a malapena arrivava al metro e sessanta. Anch’io ho sporto denuncia con tanta di targa della macchina di lui. Ma non ho mai sentito niente dalla polizia.

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