“Non una di meno”, migliaia in corteo

Vederle passare in tante, unite, festose e arrabbiate, ti fa sentire sicuro. Sono migliaia le donne scese in piazza sabato 23 novembre a Roma per il corteo “Non una di meno”. Dall’inizio dell’anno in Italia 95 sono state ammazzate da soggetti definibili “uomini” nel senso di genere, ma non ascrivibili alla specie umana e nemmeno alle altre specie animali che in natura simili gesti non compiono. Decine di migliaia le denunce di violenze, persecuzioni e molestie ai danni delle donne, dall’introduzione del codice rosso, nell’estate scorsa. Colorate, indignate, riempiono di vita, colori e intelligenza le vie un po’ incupite della capitale. La loro età varia da 3 a 90 anni. Ci sono le giovanissime militanti e le anziane femministe, quelle che quattro decenni fa insorsero contro padri, mariti, preti, professori e poliziotti.
Quando alle 16,30 si sdraiano in massa, compatte, a terra, per il flash mob, un brivido attraversa la schiena. Tornano in mente Roberta e Maria Rosaria. Roberta Lanzino mi abbracciava nei corridoi del liceo, negli anni ottanta. Con Maria Rosaria Sessa camminavo a braccetto 17 anni fa nella grande manifestazione contro l’operazione di polizia politica, ordinata dalla procura di Cosenza.
Roberta Lanzino, Maria Rosaria Sessa: entrambe uccise da bestie dalle sembianze umane. Come altre migliaia e migliaia e migliaia.
Alle 16,32, alla scadenza dei due minuti di silenzio attivo concordato per il flash mob,  è sublime vedere le diverse migliaia di donne balzare in piedi urlando. Rincuora constatare che in questi ultimi anni tre masse critiche e pensanti hanno riempito di senso le nostre piazze: le lotte dei ragazzi e delle ragazze in difesa dell’ambiente, quelle contro la xenofobia e il movimento delle donne. Sono molto più della speranza. Prefigurano un cambiamento migliorativo di una società che senza di loro finirebbe di sprofondare nell’odio. Ha ragione la mia amica Vilma quando sostiene che ormai l’unica e vera linea di demarcazione è quella che separa le “brave persone dai pezzi di merda”. In questo scontro per la dignità umana, rincuora sapere che da una parte della barricata ci sono anche “le streghe che son tornate”.
Claudio Dionesalvi

No Comments Yet.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *