Ma i rischi peggiori sono per gli abitanti

Una fabbrica di morte. Non esistono altre definizioni. Legambiente e il comitato Ro.Mo.Re, che da anni si battono per la chiusura dell’impianto di smaltimento dei rifiuti, rendono pubblica la relazione finale, redatta dalla commissione tecnico-scientifica regionale, nominata dal ministero dell’Interno per verificare l’impatto ambientale dell’inceneritore di Settimo. Questa volta scende in campo la scienza, per confermare le certezze degli abitanti della zona.
«Il 39% dei residenti – dichiara Lorenzo Passaniti, segretario regionale di Legambiente – ha detto di avere problemi respiratori. Il 53% è affetto da allergie e il 6% ha la bronchite cronica. I dati raccolti alla fine dello studio epidemiologico dimostrano – è scritto nella relazione – che unitamente all’inquinamento atmosferico, le emissioni nell’aria del particolato derivante dal processo di combustione dei rifiuti solidi urbani predispone la popolazione a maggior rischio per la salute».
Il dipartimento di chimica dell’università della Calabria ha rilevato la presenza di rame, arsenico e piombo nel terreno circostante. Questi veleni sono penetrati nel suolo, fino a tre metri di profondità.
L’elenco degli orrori continua: tracce di salmonella nel “compost” e nel triturato, che ogni giorno vengono rilasciati dall’inceneritore. Il verdetto degli esperti è allarmante. «L’impianto – si legge nei risultati dalle analisi – emette una rilevante quantità di cloro e acido cloridrico e un discreto contenuto di polveri, mercurio, cadmio e nichel. Nei vegetali raccolti in un terreno contiguo, è stato riscontrato un contenuto di idrocarburi policiclici aromatici, che rappresenta una quantità assolutamente a rischio». I valori relativi alla presenza di metalli nel terreno oltre il fiume Crati sono preoccupanti, perché superiori a quelli previsti dalle normative fissate da Lombardia e Toscana. La Calabria – precisano gli ambientalisti – è sprovvista di una legge in materia». Rosa Capalbo, esponente del Ro.Mo.Re., denuncia l’assenza dei Sindaci nella conferenza stampa di ieri mattina. «Senza il nostro comitato – aggiunge Capalbo – le autorità non avrebbero mai provveduto ad istituire una commissione scientifica». Il sito è ad alto rischio ambientale. Non ci sono più dubbi. La parola adesso passa ai politici. E alla magistratura, che dovrà individuare eventuali responsabilità.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 2 settembre 1998

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