Zuccatelli lascia, il governo chiama il duo Gaudio-Strada

Di buon mattino il ministro della Salute chiama il commissario ad acta della Calabria, Giuseppe Zuccatelli: «Ti devi dimettere», lo implora. Tra i due c’è un’antica frequentazione. Per Roberto Speranza il passo non deve esser stato agevole. Ma dopo il video «no mask», il nome di Zuccatelli non era più spendibile. Malgrado le rettifiche, il dottore romagnolo, ex presidente di Agenas, ne era consapevole. La mancata notifica del decreto di nomina lo aveva già insospettito. E quella telefonata ormai l’attendeva quasi con sollievo. «Il ministro mi ha telefonato e non ha avuto bisogno di darmi spiegazioni. Mi ha chiesto di dimettermi ed io l’ho fatto. Non so chi mi sostituirà ma so che mi dimetto da tutti gli incarichi che ho in Calabria».
Zuccatelli era commissario anche dell’Asp e del Policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro. «Del resto -conclude l’ormai ex commissario- se uno viene ritenuto inadatto al ruolo di commissario regionale, deve essere conseguente e lasciare anche gli incarichi provinciali». Ma la querelle sul commissario, in realtà, nasconde una partita tutta politica. A queste latitudini la crisi non è solo sociale e sanitaria. Ma è soprattutto impasse istituzionale. Tra pochi mesi si torna al voto per le regionali anticipate. Sarà il primo banco di prova elettorale della fase 2 della pandemia. E i grillini, di solito deboli nel voto amministrativo, hanno intuito che potevano tornare centrali solo in un modo: minacciando di far saltare il banco. «Un partito del 2% non può decidere le sorti di una regione» ha tuonato Nicola Morra, il presidente dell’Antimafia, contro Leu, il partito di Speranza e Zuccatelli. L’asso nella manica per sparigliare era quello di Gino Strada, il fondatore di Emergency che nella piana di Gioia Tauro, a Polistena, in un palazzo confiscato alle ‘ndrine, convertito in «Polo culturale contro le mafie», opera con suo ambulatorio dal 2014. I 5 stelle lo hanno consigliato al premier Conte che si è pure premurato di sondarne la disponibilità. Questo accadeva mercoledì scorso. Da allora solo silenzi e congetture. Finchè è stato Strada in persona a rompere lo stallo. In una lettera aperta, pubblicata in rete, ha ammesso che «dopo quei primi colloqui, dal governo non mi è stata fatta alcuna proposta formale. In ogni caso non sono disponibile ad essere etichettato come espressione di alcuna forza politica e metterei a disposizione la mia esperienza solo se ci fossero le premesse per un reale cambiamento».
La chiave per risolvere il rebus è in un codicillo nascosto tra le pieghe del Decreto Calabria bis sul commissariamento. Tra i requisiti del commissario è d’obbligo «una certificata esperienza manageriale» di cui il medico di Sesto San Giovanni sarebbe sprovvisto. Ecco che alla fine pare che sia stato Conte in persona a prendere in mano la situazione. A Strada verrà affidata la delega di gestire la rete ospedaliera legata all’emergenza. Mentre per il ruolo di commissario la scelta è caduta su Eugenio Gaudio, anatomopatologo di Cosenza, ex Rettore della Università la Sapienza di Roma. Non certo un nome nel segno della discontinuità. Un discusso tecnocrate sulla scia dei commissari precedenti. Nel 2019 venne coinvolto nel secondo filone dell’inchiesta della procura di Catania «Università bandita» che ha scoperto il calderone di un sistema opaco di concorsi truccati con 60 docenti e 14 atenei sotto indagine. «È chiaro che la sua nomina è stata fatta per mettere i bastoni tra le ruote a Strada il quale così viene ostacolato per la legittimità popolare di cui gode -commenta Vittoria Morrone, del Collettivo Fem.In autore del video che ha costretto Zuccatelli alle dimissioni-. Il nostro blitz che ha incastrato Zuccatelli è frutto di una battaglia intrapresa durante la fine del primo lockdown, quando le multinazionali riaprivano i negozi mentre gli ambulatori e i consultori rimanevano chiusi. È proprio questo il “modello” Calabria che ci ha costretto in tutti questi anni a partire per lavorare e per curarci e contro cui ci ribelliamo».
In serata arriva la nota del fondatore di Emergency rivolta a Palazzo Chigi che conferma la disponibilità per un impegno in Calabria ma con una precisazione non di poco conto: «Ringrazio il Governo per la fiducia e rinnovo la disponibilità a discutere di un possibile coinvolgimento mio e di Emergency su progetti concreti per l’emergenza sanitaria che siano di aiuto ai cittadini calabresi», scrive Gino Strada. Che aggiunge: «Sono abituato a comunicare quando faccio le cose – a volte anche dopo averle fatte – quindi mi trovo a disagio in una situazione in cui si parla di qualcosa ancora da definire».
Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti

il manifesto, 17 novembre 2020

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