Il fascino di un “miracolo” nella città arida e vuota

Le lacrime dei fedeli si mescolano al sudore dei curiosi. Il pellegrinaggio inizia intorno alle undici del mattino, quando il tam tam si propaga nei quartieri con una rapidità incredibile. In quell’immagine che l’umidità ha scolpito sul pavimento di un vecchio edificio, la gente vede un segnale prodigioso. Nessun dubbio: “Quello è padre Pio”. Al numero 40 di Via Rivocati è un andirivieni continuo. La polizia municipale prova a regolare i flussi, ordinando di entrare quattro alla volta, ma presto si arrende e la folla dilaga, invadendo le scale del palazzo. Si lamentano gli inquilini. “Non capisco il perché di questo spettacolo. Per me la religione è un fatto intimo. Qui mancano solo i venditori di immaginette e poi sembrerà di essere a Lourdes. Sono preoccupato per mia figlia che si sposa dopodomani”. Il signor Gaglioppi abita nel pianerottolo del miracolo ed è l’inquilino più irritato di tutti.”Sarò costretto a chiedere alla polizia di allontanare i curiosi – aggiunge – perché temo che se il pellegrinaggio aumenta, dopodomani mia figlia avrà problemi persino a scendere le scale”.
A pochi passi una donna parla di lui: “Il futuro genero si chiama Pio e viene da Foggia. Proprio come padre Pio. Questo non è un miracolo?” Il signor Gaglioppi non conferma, ma neanche smentisce. Nelle scale si vedono scene da fine millennio. Arriva una mamma con la figlia disabile. Si inchinano e baciano il presunto ritratto del frate. Alle loro spalle, un vecchio recita il rosario e una donna inginocchiata lo segue. Un uomo sulla cinquantina tiene per mano una bambina malata e invoca il miracolo della guarigione. Un ragazzo del quartiere non nasconde le sue perplessità: “È vero, l’immagine è nitida, ma chi ve lo ha detto che si tratta di padre Pio? A me sembra di vedere padre Fedele Bisceglia”. Sul marciapiede si raduna un’umanità variegata. Geppino Trimmazze porta al collo un ciondolo enorme, che raffigura San Francesco a grandezza naturale. Alle sue spalle un giovane punk, bucherellato da una ventina di orecchini, commenta con freddezza: “Non credo ai miracoli. Ammesso che esista qualcosa nell’aldilà, non capisco perché dovrebbe manifestarsi in modo così banale”. Soddisfatto il proprietario della cantina di Via Rivocati: “È già arrivata la televisione. Nei prossimi giorni qui ci sarà un grosso movimento. Non ho dubbi, siamo di fronte ad un miracolo”. Ironizza un avventore sorseggiando una birra: “I cosentini non si possono lamentare. Non hanno mai ritrovato la tomba di Alarico, ma adesso finalmente ce l’hanno un motivo per richiamare i turisti”. Qualcuno racconta che la prima ad arrivare è stata la polizia. Quando la scientifica ha provato a fotografare la sagoma, sulla pellicola non è rimasto impresso niente. “Tutte fantasie – rimbrotta un anziano in canottiera – piuttosto, ringraziate San Francesco di Paola, che ha fatto il miracolo di mandare tutti in vacanza. Altrimenti qui la folla avrebbe fatto scoppiare il quartiere. Ma temo che nei prossimi giorni la gente arriverà da tutte le parti”. Poveri abitanti della casa sul pianerottolo!
Claudio Dionesalvi
“Il Domani”, 15 agosto 1998

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