Il mio megafono per il suo stipendio da senatore?

Lettera aperta a Franco Bruno
 Esimio senatore Bruno,
voglio ringraziarla per avermi definito “vecchio” nel commentare la protesta che io ed altri miei compagni e compagne abbiamo inscenato venerdì scorso sotto la sede del Partito Democratico a Cosenza. Se voleva pungermi, come sperava di offendermi anche una sua collega di partito che l’altra mattina continuava a darmi dell’ultrà, sia lei sia la sua collega hanno ottenuto l’effetto contrario. Sono felice di essere un ultrà ed orgoglioso di urlare ancora in un megafono all’età di 38 anni!
Eppure lei venerdì mattina aveva forse fretta di lasciare quel marciapiede arroventato e salire ai piani alti, altrimenti si sarebbe accorto che in mezzo a noi c’erano pure tanti ragazzi. Per carità, non li denunci alla polizia!
Se le faccio notare il carattere variegato degli attivisti dei movimenti che si aggirano per la città in questi giorni, è solo per sottolineare che la stessa considerazione non si può fare a proposito delle assemblee del suo partito. Non mi pare d’aver visto tutti questi giovani. Peraltro, lei e i suoi colleghi non sembrate tanto disponibili a favorire il ricambio generazionale. È noto che non sono stati i Calabresi ad indicare il suo nome sulle schede elettorali. Quindi, visto che il suo nominativo è stato imposto dai vertici di partito, e neanche lei è più un ragazzino, da quale pulpito predica, senatore Bruno? So benissimo che mi considera “anziano” da qualche anno. Perlomeno da quando mi propose di venire con lei a Lamezia per partecipare da delegato del suo partito alle primarie del centro-sinistra calabrese. Ricorda? Rifiutai. E non fu un atto di scortesia. Semplicemente, per me la politica è un’Altra cosa. Certo, quando mi propose di venire con lei a Lamezia, rimasi stravolto: “se sono loro a farmi una proposta simile, vuol dire che sto davvero invecchiando”. Ecco, adesso le dico la verità: se vado in giro ancora ad urlare nelle piazze con un megafono, è anche “colpa” sua. Ho paura di essere mangiato, digerito e infine trasformato in… dal potere. Inoltre, sono i miei giovani compagni a chiedermi di parlare al megafono. La morte mi ha portato via mio padre quando ero solo un ragazzino. Da lui non ho ricevuto grandi eredità. Solo una certa confidenza col dono della parola. E quindi i miei compagni mi chiedono di continuare a porre domande. Per esempio, come mai l’amministrazione comunale di Cosenza si vanta di essere trasparente nei suoi atti, ma gli stessi assessori della giunta Perugini giovedì mattina hanno ammesso di non essere al corrente del bando per l’assegnazione ai privati dell’ex deposito ferroviario? E perché la classe dirigente di questa regione accusa noi attivisti dei movimenti sociali di essere illegali, proprio mentre in Calabria continuano ad aprirsi buchi neri ed inchieste giudiziarie su questioni importanti come l’eolico, la depurazione, l’informatica, lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e i finanziamenti europei?
Attendo risposte, senatore Bruno. E stia tranquillo: non sarei mai disposto a scambiare il mio megafono con il suo stipendio da parlamentare. Per quanto riguarda la mia età… beh, si ricordi cosa dice un regista più vicino a lei che a me: “Parli per lei. Io sono un magnifico quarantenne!”
Claudio Dionesalvi
Calabria Ora, 12 luglio 2009

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