Bergoglio in arrivo, i senza casa “occupano” il castello

La procura di Cosenza prepara lo sgombero forzoso degli edifici occupati ad uso abitativo. Il comitato Prendocasa risponde con la clamorosa occupazione simbolica del castello Svevo, sul colle più alto della città. Alcune decine di militanti hanno fatto irruzione nell’antico maniero, esponendo striscioni e accendendo fumogeni. Dopo l’occupazione della Banca d’Italia, avvenuta poche settimane fa, il comitato ha così inteso dare prosecuzione alla campagna per il diritto all’abitare. Soprattutto, il messaggio di Prendocasa è rivolto al prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao, che si rifiuta di aprire un tavolo di trattativa con le decine di famiglie abitanti nei palazzi occupati in pieno centro cittadino, di proprietà dell’Istituto delle Suore del Sacro Cuore del Verbo Incarnato, e delle Canossiane. L’incontro in prefettura, inizialmente convocato per lo scorso 11 aprile, è stato annullato dall’alto, senza fornire ragioni. Pesantissime le pressioni che la congregazione e l’ordine ecclesiastico starebbero esercitando sulla digos affinché proceda con un’azione coercitiva nei confronti degli occupanti dei due immobili. È evidente che nemmeno la notizia dell’imminente visita di Papa Bergoglio in provincia di Cosenza è riuscita ad intenerire gli animi della parte più dura della chiesa cosentina.
Le autorità sono rimaste così insensibili all’appello pubblico firmato pochi giorni fa da centinaia di docenti, giornalisti ed esponenti del terzo settore, molti dei quali di fede cattolica, che chiedono “alle autorità, al Prefetto ed alla Procura di Cosenza, ai rappresentanti istituzionali ed alle più alte cariche ecclesiastiche di gestire il rapporto con occupazioni di immobili in continuità con quanto già avvenuto in occasione di altre situazioni di conflitto sociale verificatesi in tempi recenti in città: attraverso il dialogo, i metodi democratici, fornendo soluzioni abitative concrete per le famiglie occupanti. Evitando sgomberi e qualsiasi altro tipo di azione coercitiva. In quei palazzi occupati abitano famiglie formate da donne, bambini, uomini onesti che non possono permettersi né il costo di un affitto, né un mutuo, né sarebbe degno di una società civile relegarli a vivere in un dormitorio pubblico o sotto i ponti della nostra città”. Nella lettera pubblica, i firmatari spiegano che “a Cosenza i movimenti che si occupano del diritto alla casa hanno creato riconoscibili situazioni di condivisione, di riappropriazione di spazio pubblico e di riaffermazione della dignità  di ciascuno. Andando contro tutte le logiche profittatorie e parassitarie. Le stesse che hanno fatto moltiplicare, nell’area urbana, gli immobili colpevolmente inutilizzati e abbandonati”.
In un documento, Prendocasa chiarisce i motivi dell’azione di protesta. Sotto accusa il governo Renzi e il suo piano casa “che è l’ennesimo regalo a palazzinari con la campagna di criminalizzazione e la stretta repressiva che stiamo registrando sui movimenti di lotta per la casa, con l’articolo 5 del famigerato decreto che nega residenza e allacci alle utenze a chi occupa per necessità”. Secondo il comitato, “le uniche misure che possono contrastare realmente il dilagare dell’emergenza, sono una moratoria sugli sfratti, anche quelli per morosità incolpevole e non solo quelli per scadenza contratto, la requisizione/acquisizione degli immobili pubblici o privati inutilizzati, utilizzando i 155 milioni di euro (fondi ex Gescal per la costruzione di alloggi popolari, e non chiese, come invece voleva fare la Regione!) “fermi” nelle casse della regione Calabria da diversi anni”.
Claudio Dionesalvi
il manifesto, 3 maggio 2014

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