“MANI IN ALTO, la villetta oggi è chiusa. Andate via”. Non è iniziata nel migliore dei modi la giornata di una comitiva di ragazzi, che domenica scorsa aveva deciso di trascorrere il prepartita di Cosenza-Genoa nel Parco delle Rimembranze. Qualche panino, una soppressata, pochi etti di pecorino e una damigiana di rosso. Il gruppetto frequenta abitualmente il giardino pubblico alle spalle dell’acquedotto. È una sorta di tradizione, a metà strada tra il rituale scaramantico e la celebrazione dell’amicizia. Il pic-nic è solo un pretesto. Un modo per vivere l’attesa del match al “San Vito” con ironia e distacco dall’evento sportivo.
Ma domenica il vino deve essere andato di traverso ai ragazzi della comitiva. Intercettati in modo brusco da una pattuglia della Guardia di Finanza, sono stati costretti ad abbandonare immediatamente il Parco. “A dire la verità – spiega Gigino – eravamo entrati senza chiedere il permesso. Avevamo trovato il cancello chiuso. Però, siccome da diversi anni l’entrata è libera, pensavano che il custode avesse dimenticato di aprire. E così abbiamo fatto tutto da soli. Senza danni eh! A chi avremmo dato fastidio, cantando qualche coro e mangiando un panino?”
Ma con prontezza fulminea, quattro baschi verdi si sono precipitati all’ingresso principale di Parco delle Rimembranze.
“Uscite fuori subito”, hanno intimato gli uomini in divisa, “altrimenti vi denunciamo per occupazione di suolo pubblico”.
Inutili le rimostranze dei ragazzi: “Mi scusi, ma se il suolo è pubblico, vuol dire che è anche nostro. O no?”
Irremovibili i finanzieri: “Ci è stata segnalata la presenza di persone sospette. Prego, favorite i documenti”. Qualcuno, tra i giovani, ha anche provato a sdrammatizzare: “Quindici giorni fa, è venuto a trovarci il Sindaco e gli abbiamo offerto un buon bicchiere di vino. Un mese fa, di qui erano passati i carabinieri, ma non sono neanche scesi dalla macchina. E prima ancora avevamo brindato con i pompieri, interpellati da noi stessi, perché a poche centinaia di metri da qui era scoppiato un incendio. In effetti, mancavate solo voi”.
L’identificazione è durata solo pochi minuti. Poi, una stretta di mano e finalmente una mezza spiegazione: “Per motivi di sicurezza, se la villa non è sorvegliata, deve restare chiusa”.
Di fronte a simili argomenti, la comitiva ha ripreso la via per il San Vito. Ma prima di girare l’angolo si è imbattuta nel guardiano. E anche da lui pare sia piovuto un rimprovero: “Ci sono una serie di obiettivi ritenuti a rischio. Tra questi, anche l’acquedotto. Tutti devono starne alla larga. E quindi lo spazio non è utilizzabile senza custodia”.
Come dire: nei giorni della paura del terrorismo, l’allegria non è più ammessa nel Parco delle Rimembranze.
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 13 novembre 2001
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