Un anno e mezzo fa, il 7 febbraio 2023, abbiamo partecipato alla conferenza stampa del dottor Vitaliano De Salazar, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza. De Salazar annunciava il riordino dell’ospedale dell’Annunziata e presentava gli interventi che si proponeva di realizzare per cercare di riportarlo a livelli dignitosi di funzionamento.
Tra gli altri provvedimenti, annunciava che nel Pronto soccorso sarebbero stati impegnati 16 medici per quattro turni giornalieri.
Tuttavia, a quanto pare, in questo anno e mezzo la situazione non è migliorata. Il pronto soccorso rimane in emergenza, i reparti sono sprovvisti del necessario personale medico e infermieristico, i pazienti e le associazioni protestano e invocano il rispetto del diritto alla salute.
Tantissimi medici cosentini, dopo essersi formati per decenni all’interno dell’ospedale di Cosenza, sono costretti a trasferirsi altrove.
Anche noi siamo stati pazienti dell’Annunziata. Al suo interno si sono curati i nostri cari. Pure noi, a volte, siamo emigrati per curarci, spesso a causa della difficoltà di ottenere una diagnosi unitaria, attendibile e tempestiva. I medici che per motivi diversi stanno lasciando il nostro ospedale sono proprio quelli dotati di eccellenti capacità diagnostiche, sono gli stessi che hanno dimostrato professionalità e umanità nel rapporto con i pazienti.
Abbiamo raccolto tutti i dati in nostro possesso per avere un quadro di cosa abbia concretamente fatto il dottor De Salazar da quando il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, lo ha incaricato di riordinare la sanità cosentina. Abbiamo incrociato questi dati con le informazioni possedute da altri sindacalisti e raccolto le testimonianze di medici, infermieri e OSS in servizio nell’ospedale.
Al dottor De Salazar poniamo una domanda semplice: perché?
È davvero impossibile assumere una quantità di personale medico e paramedico, che permetta il funzionamento dell’ospedale?
Se sinora non è stato possibile, è solo per i vincoli del commissariamento? Oppure esistono altri ostacoli?
Gli chiediamo cortesemente di rispondere. E smentire, confermare o eventualmente correggere i seguenti dati:
Da Gennaio 2023 ad Agosto 2024 sono state assunte le seguenti unità:
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Circa 60 medici di vario profilo, di cui molti a tempo determinato e alcuni attraverso l’instaurazione di collaborazioni libero-professionali.
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31 unità circa tra il personale amministrativo di vario profilo
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8 anestesisti
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26 O.S.S.
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21 infermieri/e
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13 ostetriche
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2 ingegneri clinici
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1 dirigente per la mansione di coordinamento del personale infermieristico e sanitario
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6 tecnici sanitari di radiologia medica
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1 fisioterapista
(Non esiste una fonte sulla quantità dei pensionamenti)
Nello stesso arco di tempo si sono dimessi 18 medici, due ostetriche, quattro amministrativi, un magazziniere di farmacia, otto infermieri, due OSS, due tecnici sanitari di radiologia, un ingegnere clinico. Altri 19, in prevalenza personale medico, hanno beneficiato dell’aspettativa non retribuita, in particolar modo per incarichi presso altre aziende, spesso anche all’interno dello stesso territorio calabrese.
Le forme e modalità di reclutamento del personale dicono molto sullo stato di salute di un’azienda. Per quanto si sia propensi ai concorsi pubblici per titoli ed esami, molti dei reclutamenti dell’Annunziata avvengono attraverso lo strumento dell’avviso pubblico, affinché si possa sopperire alla carenza di personale strutturale in tempi celeri. Parliamo di circa il 64% rispetto a tutte le procedure indette nel periodo 2023-2024. Spesso gli avvisi sono a tempo determinato con possibilità di rinnovo. La “mancanza di attrattività” del nostro Servizio sanitario regionale si evince da alcuni concorsi andati deserti, poi declassati ad avvisi e, infine, a manifestazioni d’interesse per il reclutamento urgente a tempo determinato dei cosiddetti “medici a gettone”, i quali con contratti di collaborazione professionale costano caro all’A.O.
Un caso emblematico è il concorso per il reclutamento di dirigenti medici esperti nella Medicina e chirurgia d’urgenza: il 25 agosto 2022, quindi prima della gestione De Salazar, fu bandito un concorso per otto dirigenti medici da collocare nel Pronto soccorso; vi fu una sola partecipante alle prove d’esame, nonché unica vincitrice. Stessa sorte per l’avviso pubblico del marzo 2023 per il reclutamento di sette figure mediche da adoperare nella medesima unità: un solo vincitore. Infine, la manifestazione d’interesse in virtù della quale nel Pronto soccorso prestano servizio quattro unità, prorogate più volte, con contratti di collaborazione.
Questi dati ci dicono molto sull’attrattività del nostro SSR, dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, e sul ruolo giocato dall’arrivo dei medici cubani in tutta la regione. Per quanto suggestiva sia questa vicinanza a Cuba, l’accordo quadro siglato il 17 agosto 2022 tra la Regione Calabria e la Comercializadora Servicios Medicos Cubanos S. A. ha portato in Calabria, per ora, circa 280 medici e operatori socio-sanitari cubani, su un piano di reclutamento pari a 497 unità complessive entro il 2025. All’Annunziata ne sono stati assegnati 18 nel luglio 2023, di cui otto altamente specializzati nel dicembre 2023 e sei (6) a settembre 2024, che stanno per arrivare. I problemi sono stati tanti, anzitutto quello comunicativo. Questo personale è collocato in posti strategici per riempire i vuoti provocati dal commissariamento. Il primo blocco da 51, infatti, è stato assegnato alla provincia di Reggio Calabria. Dei 18 assegnati all’ospedale di Cosenza, invece, 14 sono stati assegnati al Pronto soccorso. Un altro elemento poco chiaro è la retribuzione; stando ai dati, i medici cubani vengono retribuiti in loco con 1200 euro cadauno, ma 3500 mensili per ogni operatore sarebbero versati all’ente contraente. Per molti di questi medici, non tutto è stato gioioso e lineare. Nonostante la possibilità di prorogare i contratti a termine per ulteriori 12 mesi, non si sa quanti rientreranno in Italia al termine delle ferie estive a Cuba.
Taglio dei nastri e asse Italia-Cuba: è questa la definizione che potremmo dare alla politica dirigenziale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza.
Negli ultimi 19 mesi l’ospedale dell’Annunziata è stato protagonista di diverse inaugurazioni, tra le quali il Polo Onco- Ematologico del presidio “Mariano Santo”, inaugurato due volte negli ultimi cinque anni, il nuovo Pronto soccorso che ha portato a un susseguirsi di dimissioni da parte dei dirigenti della U.O.C. di Medicina e Chirurgia d’accettazione e d’urgenza (due dimissionari dal ruolo di comando nel mese di luglio 2024, uno ad aprile), il nuovo, vecchio, reparto di Ginecologia “light”, sito al primo piano, già inaugurato e chiuso nel 2021 per mancanza di personale e poca affluenza dell’utenza, ma utile per lo svolgimento delle decine di prestazioni ambulatoriali in regime ospedaliero che l’unità di Ostetricia e Ginecologia offre. Di fatto, negli ultimi due anni, il reparto in questione è stato utilizzato per le interruzioni volontarie di gravidanza e non altro; tuttavia il 20 giugno 2024 si è tenuta un’altra inaugurazione dello stesso. E dal 1° Settembre 2024 il reparto è “aperto”, ma il personale è insufficiente, in particolare per quanto riguarda il profilo socio-sanitario fondamentale per l’assistenza e il supporto alla degenza. Suona come un monito il recente allagamento del nuovo pronto soccorso inaugurato il 5 luglio 2024, con il consequenziale cedimento del controsoffitto e l’allagamento a catena del nuovo reparto di rianimazione, inaugurato mesi fa, ma ancora chiuso poiché anch’esso senza personale assegnato.
Prendendo in esame un confronto tra il personale complessivamente assunto e quello dimessosi nell’anno 2023, è andato via dall’Annunziata il 49,99% in rapporto ai nuovi assunti. È una percentuale che cristallizza il problema e riduce i numeri reali delle assunzioni a poche decine. In questo modo non è possibile fuoriuscire dall’emergenza. E meno si assume, più bisogna spendere per le prestazioni aggiuntive: ben 804.532 euro in regime non ordinario tra l’ultimo bimestre del 2022 e l’ultimo trimestre del 2023.
Piuttosto che al dottor De Salazar, due ultime domande ci sentiamo di porle, in generale, ai vertici politici della sanità calabrese:
Quanto sarebbe conveniente discutere con gli stessi operatori della sanità e chiedere cos’è attrattivo per loro?
Quanto sarebbe importante ascoltare le loro difficoltà e le analisi empiriche che solo un professionista in corsia può fornire?
Claudio Dionesalvi, giornalista
Caterina Falanga, Unione Sindacale di Base – Confederazione di Cosenza
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