La penna italiana scanzonata e triste

Una delle più prestigiose collane di poesia contemporanea ospita i versi del cosentino Domenico Bilotti. Libroitaliano, Editrice Letteraria Internazionale, propone “Finché il giorno non finisce”, breve ed intensa raccolta di componimenti ritmati da passione politica, ricerca interiore, sensualità, sentimento.
Con mano giovane e dosata, Bilotti modella parole penetranti, senza scadere nel soliloquio tipico dell’introspezione. Certo, sono immagini a tratti tristi, malinconiche, esemplificative di un’indignazione viscerale verso ogni ingiustizia. Ma ad attenuare i sussulti di un ribellismo prevedibile, è l’amore verso la bellezza: “Saluti dietro occhi perfetti / scintillanti di piacere / e porgi la tua bocca a sentimenti aperti, abbandonarsi stanotte / vuol dire possedere”.
Il tono dei versi è caldo e disilluso, come si addice ad una penna meridionale. Ritrae ombre concrete, volti e situazioni di un presente acido. Ed è proprio la capacità di soffermarsi solennemente sull’effimero, mantenendosi poi leggero e contratto su temi universali, che rivela la profonda spinta umanista dell’autore. Un romanticismo non di maniera, un umanesimo votato alla partecipazione consapevole.
In queste poesie si incontrano molti dei nodi intrecciati da una generazione che ha concluso l’adolescenza con le immagini del G8 e delle due torri piantate negli occhi. Ci si imbatte in Carlo Giuliani, attraversando volti di ragazze bellissime, paesaggi gotici, miti crollati e lunghe attese: “Se esiste anche solo un soffio che ci regola, se è l’attimo che ci coglie tra la prima lacrima e l’ultima parola / qualcosa che prima o poi anche l’ultimo, in fin di battito, capisce / solo oggi avrò modo di attendere, finché il giorno non finisce”.
Vent’anni, mediattivista, studente di Giurisprudenza, Domenico Bilotti è operativo nella galassia dell’editoria indipendente. Incastonato in un inconfondibile look “Ramones”, consuma quintali di letture e predilige la comunicazione orizzontale. Qualsiasi poeta italiano del ‘900 sarebbe stato meno imbronciato se avesse potuto leggere in anticipo i versi di questo interessante scrittore cosentino del 2005.
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 13 ottobre 2005

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