Emergenza “senza tetto”

C’è un’emergenza a Cosenza. Persone senza fissa dimora ed immigrati rischiano di essere schiacciati dal freddo più intenso della stagione. Sono circa trenta gli abitanti irriducibili della città nascosta. Nessun centro di accoglienza potrà mai ospitarli. Non esiste una struttura capace realmente di assorbire le loro richieste. Vivono nei baracconi abbandonati a ridosso dei binari morti, tra via XXIV maggio e via Popilia. Cucinano con alcol denaturato e dormono ammassati su vecchi materassi. Mangiano improbabili minestrine e decotti nauseanti. L’odore emanato da quelle pietanze si mescola con il puzzo di immondizia. Per conquistare un “posto al sole” nel mare di spazzatura sarebbero capaci di prendersi a morsi l’un con l’altro. Un paio di settimane fa, in uno dei ricorrenti scontri per la sopravvivenza, un marocchino ha rischiato di morire carbonizzato. Un “coinquilino”, forse stanco di una convivenza insostenibile, ha pensato di dare fuoco al suo letto.
In quei tuguri che aspettano di essere riconsegnati alla civiltà si consumano le giornate dei fantasmi del marciapiede. Storie umana bestialità. Soggetti utili per un film ambientato nell’alto medioevo. Altro che Unione Europea! Ieri sera, a poche decine di metri dalle vetrine di corso Mazzini, nella sua residenza ubicata in una discarica abusiva, il polacco Taddek stava meditando sul problema che lo affligge da tre settimane. Suo fratello è stato operato nell’ospedale civile dell’Annunziata. Adesso sta meglio. I medici sarebbero disposti a dimetterlo. Ma il giovane polacco non ha una casa per trascorrere il periodo di convalescenza. Negli edifici abbandonati della vecchia stazione, in cui abitava prima di essere ricoverato, potrebbe contrarre una nuova infezione.
Situazioni analoghe sono all’ordine del giorno. Ma nelle varie esperienze sociali di solidarietà concreta, solo in pochi sono disposti ad avventurarsi nei luoghi dimenticati di Cosenza. Aspettare che i problemi bussino alla porta dei centri di accoglienza è comodo e poco rischioso. In quei posti da incubo riescono ad entrare però i riflettori mediatici, quando il randagismo umano di chi li vive, si trasforma in cronaca nera. Negli ultimi due anni in città sono morti tre “senza fissa dimora”. Vittime di una morte silenziosa sono stati un giovane tedesco, ritrovato stecchito nell’ex cinema Italia; un anziano del centro storico, abbandonato sull’uscio di un negozio di corso Telesio; e un albanese ucciso probabilmente dalle esalazioni del falò con cui aveva tentato di riscaldarsi. Morti da soli. Come cani. Il governo centrale ha stanziato fondi “per i barboni”, ma pare li abbia assegnati solo alle grandi città. Un peccato. A Cosenza ce ne sarebbe bisogno. Magari, tra un ristorantino schick e un allegro locale notturno, si potrebbe reperire un fazzoletto di terra per dare un tetto anche ai figli della luna.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 26 gennaio 2000

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