Botte, manganellate e cariche ripetute per soffocare la contestazione nei confronti di Marco Minniti. Temperatura altissima all’università della Calabria per la visita del ministro degli Interni, relatore nel master sull’intelligence organizzato dal professor Mario Caligiuri, quest’anno alla sua decima edizione. Fischi, slogan pepati e sfottò anche all’indirizzo del rettore Gino Crisci. Oltre un centinaio i manifestanti che hanno tentato di avvicinarsi all’aula Magna di Arcavacata, ma sul ponte “Bucci”, nel cuore dell’ateneo, sono stati respinti più volte con la forza dalla celere in assetto antisommossa. Militanti degli spazi sociali dell’area urbana cosentina, studenti dei collettivi universitari, precari della ricerca, migranti e occupanti di case hanno esposto un voluminoso foglio di via nei confronti del ministro, in segno di protesta verso il DL sicurezza. Il cartellone e gli altri striscioni recanti messaggi contro l’ossessione securitaria non sono stati tollerati dai dirigenti della locale digos che hanno ordinato diverse cariche nel tentativo di strapparli e sottrarli alla vista di Minniti. Strenua la resistenza dei manifestanti che pur di non lasciarsi portar via gli striscioni, hanno riportato contusioni e ferite. Un ragazzo, colpito violentemente a un occhio da una manganellata e medicato nel pronto soccorso, è stato dimesso nel tardo pomeriggio.
Atmosfera tetra nella semivuota aula Magna, presidiata da decine di poliziotti e uomini della sicurezza. Il responsabile del master sull’intelligence, Mario Caligiuri, ha osannato la visita di Minniti, paragonandolo a Fausto Gullo, un altro politico calabrese che nel secondo dopoguerra fu ministro dell’Agricoltura e in seguito assunse la guida del dicastero di Grazia e Giustizia. Inorriditi da questo paragone i ricercatori di Storia contemporanea presenti alla protesta: a differenza di Minniti, il comunista Gullo era figura di alto spessore umano e politico: mai ordinò l’uso della polizia contro le manifestazioni di dissenso. Al contrario, in virtù della sua riforma agraria, divenne riferimento per le lotte contadine e alla fine degli anni sessanta assunse posizioni garantiste a sostegno dei movimenti antagonisti repressi dalla legislazione d’emergenza.
L’intervento di Minniti all’Unical è stato contestato anche all’interno dell’Aula Magna. Nonostante i rigidissimi controlli all’ingresso, pur essendo sprovvisto di accredito, il docente precario Giuseppe Bornino è riuscito a penetrare nella sala, e nel bel mezzo del suo intervento, dalle prime file ha esibito al ministro un foglio di via “vista l’incostituzionalità e l’antidemocraticità del decreto entrato in vigore il 18 aprile 2017 (…), che con la scusa del DECORO URBANO allontana da luoghi e città soggetti indesiderati di qualsiasi tipo (manifestanti, occupanti, migranti, poveri), così incentivando abusi di potere e repressione indiscriminata, giustificata da un perpetuo stato emergenziale”. Bornino è stato subito fermato e portato via, mentre il professor Caligiuri annunciava che il suo master presto diventerà addirittura un corso di laurea. In attesa del seminario sul commissario Montalbano o del workshop sul tenente Colombo.
Claudio Dionesalvi
“il manifesto”, 20 giugno 2017
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