Dichiarazione d’amore alla storia

UNA dichiarazione d’amore alla storia. È l’ultima fatica di Tobia Cornacchioli, studioso cosentino di chiara ascendenza annalista. “Lineamenti di didattica della storia”, pubblicato da Luigi Pellegrini Editore e siglato dalla prefazione del docente Guido D’Agostino, è un dinamico monumento cartaceo, un quintuplo salto mortale dal quale l’autore esce brillantemente in piedi e senza sbavature.
Cornacchioli si interroga sulla natura del sapere storiografico collegato all’attualità del metodo didattico, passando per un riflessione a cuore aperto sul senso profondo di una disciplina sempre più scomoda. Il riferimento costante agli storici Le Goff, Febvre, Bloch e Braudel, pone il libro in una cornice faziosa, ma mai preconfezionata e arbitraria.
In realtà, l’autore non esclude dalla sua indagine alcuna prospettiva d’analisi. I modelli storiografici sono presenti al gran completo. Tuttavia, nel distacco prospettico, in quel tentativo riuscito di attualizzare il problema, la soluzione appare evidente. Si tratta, in sostanza, di seguire un approccio orizzontale, funzionale al presente ed alla vita sociale.
Intrappolato da un linguaggio comunicativo e puro, dentro una sequenza di meditazioni perentorie, il lettore scivola fino ad una conclusione inevitabile: dobbiamo ripensare il nostro modo di fare e trasmettere la storia. “Non ha più senso che ci si rechi oggi negli archivi per trovarvi una storia di pochi o dei pochissimi che avevano il potere assoluto o di quei meno pochi che hanno formato le élites borghesi dominanti”, scrive Cornacchioli.
Il presupposto di una memoria collettiva contribuisce alla formazione dell’identità.
Qui la ricerca tracima verso una ricognizione sul principio di cittadinanza. Su ciascuna di queste tematiche, prevale lo schema del “punto e a capo”. Espone la questione, la viviseziona, ne ripercorre le diverse fasi storiche, per giungere ad un pacchetto di proposte. La storia “deve aiutare a situarsi nel presente per affrontare con maggiore consapevolezza le vie e le scelte che conducono verso il futuro”.
Da semplice narrazione, quindi, a scienza umana.
Nel secondo capitolo si offre una panoramica sulle diverse esperienze di studio, che hanno attraversato il tempo. È una storia della storia, utile per lo studente, fondamentale nel bagaglio cognitivo dell’insegnante. Perché il nodo da sciogliere, nella didattica, rimane ancora la trasmissione della conoscenza. Cornacchioli lo sa bene perché nella sua vicenda umana e professionale ha sempre incarnato il doppio ruolo della ricerca e della trasmissione. “Usciti dall’università con un sufficiente carico di scienza attinente la disciplina da insegnare”, i professori quasi sempre “si sono scoperti, entrando in classe, del tutto sforniti delle capacità di saper trasmettere”.
Il problema si è posto drammaticamente in tempi recenti, nel modello di scuola-azienda. “Allorché si è pensato a una carriera per il personale docente, immediatamente ci si è preoccupati di premiare le attività di gestione, di progettazione, di coordinamento, invece che le riflessioni sulle pratiche dell’insegnamento, come se il contatto diretto con i ragazzi e le ragazze”, fosse “una pedissequa trasmissione di saperi e di conoscenza e non quell’arte complessa, avventurosa, sorprendente che gli insegnanti seri e appassionati conoscono, amano e praticano”.
La ricerca non si limita all’aspetto descrittivo. Il lavoratore, la storia locale, il dossier didattico, rappresentano terreni concreti, alternative, soluzioni possibili, nel tentativo di portare gli studenti a maturare una sensibilità attiva nei confronti della materia. In appendice, il libro propone una specie di mini-corso per insegnante faidate. Cornacchioli suggerisce l’Abc di una lezione. Ed in questa spinta alla praticità, si inserisce a pieno titolo in quel filone di studiosi che hanno liberato il sapere storico della condizione di menestrello al servizio di questa o quella famiglia nobiliare.
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 27 giugno 2002

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