Il “mostro” di Montalto Uffugo

Questa è una storia di inquinamento elettromagnetico e di impegni non mantenuti, di leggi disattese e di lassismo governativo. Questa è la storia dell’elettrodotto Laino-Rizziconi e di una comunità, quella di Montalto Uffugo, che vive da cinque anni sotto un incubo. Dal quale nessuno riesce a svegliarla.
L’elettrodotto
Il 31 ottobre del 2005 viene energizzato l’elettrodotto Laino-Feroleto-Rizziconi che attraversa il territorio di Montalto Uffugo nelle due frazioni di Pianette e Lucchetta. È un decreto ministeriale, il D.M. Ambiente e Tutela del territorio 6102/2002, ad autorizzarlo. Ma ben presto le condizioni poste dalla legislatore per salvaguardare la salute ed il territorio si riveleranno lettera morta. In effetti, il tracciato risulta non conforme agli standard progettuali di qualità, di sicurezza, di salute pubblica, di impatto ambientale ed urbanistico previsti dalla normativa. Il percorso della linea contrasta con quanto stabilito dal decreto, nella parte in cui impegnava Terna Spa, l’operatore di reti per la trasmissione di energia elettrica, «a valutare l’introduzione di migliorie tecniche progettuali, con particolare riferimento alle prescrizioni in merito a distanze da abitazioni ed insediamenti vari». Da allora, nessuna miglioria è stata apportata da Terna specialmente nei centri abitati attraversati di Pianette e Lucchetta. Accade così che i fili dell’alta tensione siano posizionati a meno di 50 metri lineari dalle abitazioni in presenza di un continuo ed insopportabile disturbo acustico. Nondimeno, le cosiddette funi di guardia non sono in realtà tali, quanto piuttosto funi di conduzioni telefonica Wind. Con cui Terna, espropriando «per pubblica utilità», ha fatto passare una fune di cavo telefonico esclusivamente per i suoi fini commerciali.
Agli atti della Regione Calabria non risulta inoltre prodotta alcuna Valutazione di impatto ambientale (Via) e non risulta redatta o richiesta nemmeno una Valutazione ambientale strategica (Vas) così come previsto dall’Unione Europea secondo cui tutti gli stati membri si sarebbero dovuti adeguare entro il 2004. Terna non ha mai fornito idonea documentazione circa il cosiddetto «principio di precauzione» sull’elettromagnetismo ed ha impunemente violato l’obbligo, sancito dal piano Energetico della Regione Calabria, di «interramento dei cavi o tracciati alternati nel caso di attraversamento in aree antropizzate». A causa dell’arroganza della multinazionale, i montaltesi sono così costretti a vivere a contatto con i cavi dell’alta tensione a 380 Kw. Nonostante studi scientifici testimonino che ad una distanza compresa tra i 4-500 metri da un elettrodotto si muoia facilmente di cancro e leucemia infantile. Gli effetti dell’elettromagnetismo si sono, peraltro, già manifestati sulla loro salute. Molti abitanti avvertono continui mal di testa e fastidiosi malesseri. «Perché – si chiedono – la nostra vita e la nostra salute non viene tutelata? Perché tanto silenzio e tanto disinteresse sul nostro dramma? Perché nessuno riesce a costringere la società Terna ad interrare i cavi e a spostarli sulle montagne?».

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Il compleanno
A lungo hanno cercato di abbattere il “mostro”. Purtroppo le manifestazioni, i blocchi stradali e le raccolte di firme sono serviti a poco. Alla fine, ironici e per nulla rassegnati, gli abitanti di Montalto hanno deciso di festeggiarne il compleanno. Così ogni dodici mesi riempiono di striscioni la piazza centrale del paese per commemorare amaramente l’anniversario della costruzione dell’elettrodotto Laino-Rizziconi, il serpentone che taglia in due la Calabria e sorvola minaccioso tetti e teste. Giganteschi tralicci e robusti cavi metallici trasportano fuori dalla regione l’elettricità a 380kw. Secondo il Comitato Insieme per la salute nuocerebbe gravemente alla salute, provocando tumori e leucemie, soprattutto tra i bambini. Della vicenda si sta occupando anche la Procura della Repubblica di Cosenza. In base ad una perizia disposta dal Tribunale, la distanza tra l’elettrodotto e le abitazioni non violerebbe i termini di legge.
Rimangono però tanti interrogativi sugli effetti dell’inquinamento elettromagnetico. Di fronte alle pressioni del comitato, di recente il comune ha commissionato un studio specifico che analizza gli effetti sulla salute delle persone. Le controdeduzioni, affidate al professor Maximilian Caligiuri, saranno rese pubbliche nelle prossime settimane. Se quest’ultima perizia confermerà sia le conclusioni a cui sono pervenuti diversi esperti negli ultimi anni sia le preoccupazioni dei medici riuniti in convegno nella primavera scorsa a Montalto, la Procura non potrà che prenderne atto. E il compleanno dell’elettrodotto potrebbe trasformarsi in funerale. In passato, gli abitanti delle località in cui sorgono i tralicci, hanno cercato di raggiungere un accordo con Terna. Si è tentato di ottenere l’interramento dei cavi o il loro trasferimento sulle colline della catena costiera, in una corsia lontana da centri abitati. Il bastone e la carota! Nella bozza di accordo, Terna proponeva, insieme alla variante di percorso, anche la costruzione in loco di un’enorme centrale elettrica di smistamento. In pochi mesi, con la caduta del governo Prodi, dell’accordo non si è parlato più.
Aldo Perri, portavoce del comitato, denuncia l’indifferenza dell’amministrazione provinciale e della Regione: «Ci aspettavamo un minimo di attenzione nei confronti della nostra richiesta d’aiuto. Abbiamo trovato solo indifferenza». Più cinica la disamina di Emanuele Lupo, attivista impegnato da anni nella mobilitazione: «Perché mai dovrebbero ascoltare le nostre richieste? È stata proprio la classe politica locale a farci questo regalo. In Calabria le multinazionali sanno benissimo che le risorse naturali e il territorio intero sono in svendita. Terna, come Veolia, Enel, Eni e Impregilo stanno realizzando investimenti pesanti. Ma a giudicare dai danni all’ambiente e dai livelli di disoccupazione e degrado con cui noi calabresi dobbiamo fare i conti, l’affare lo fanno solamente loro». Con avviso pubblicato su la Repubblica, Terna, nel 2008, rendeva noto di aver presentato istanza con relativo progetto al ministero dello Sviluppo economico ed al ministero dell’ Ambiente al fine di ottenere l’autorizzazione alla costruzione di una variante che prevedeva il passaggio dei cavi in prossimità del crinale della montagna. Da due anni il dicastero di Stefania Prestigiacomo non emette il necessario decreto del Via. E i montaltesi continuano a vivere nell’incubo.
Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti (Cosenza)
il manifesto, 5 novembre 2010

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