
Due comunisti calabresi furono uccisi dalla ‘ndrangheta, 45 anni fa. Morirono con gli sguardi rivolti allo stesso mare, il Tirreno, a poca distanza l’uno dall’altro, ma a latitudini leggermente diverse: Giuseppe Valarioti l’11 giugno 1980, a Nicotera, nel Vibonese; Giovanni Losardo a Cetraro, in provincia di Cosenza, 11 giorni dopo. La loro tragica fine evoca un altro omicidio di stampo politico-mafioso, avvenuto poco tempo dopo, ma in un contesto storico e sociale analogo: il 30 aprile 1982 perderà la vita il deputato comunista Pio La Torre, assassinato da Cosa Nostra in Sicilia.
CHI HA CONOSCIUTO Giuseppe e Giovanni ne ricorda i tratti comuni: entrambi garbati e gentili nelle relazioni umane; i loro toni pacati mutavano nell’agone politico, quando nelle piazze sferzavano senza alcun timore i boss e i loro compari annidati nelle istituzioni. Si accorsero d’essere finiti nel mirino, eppure non si lasciarono intimorire dai segnali inequivocabili degli imminenti agguati: una macchina che li seguiva insistente, uno sguardo truce di troppo, una frase sibillina e acida mormorata proprio nei luoghi a loro congeniali, quelle stanze istituzionali che in teoria avrebbero dovuto proteggerli.
OLTRE ALLA MILITANZA, avevano in comune la passione civile, la voglia di lottare per un radicale mutamento della società, nella terra in cui vivevano. Contro la ‘ndrangheta usavano l’arma della parola. Giovanni lavorava nel tribunale di Paola; da consigliere comunale del Pci denunciò gli intrecci fra apparato politico e malavita nelle concessioni edilizie e non solo. Giuseppe insegnava Storia e Filosofia nei licei. I suoi ex alunni e alunne lo descrivono come un docente innamorato della scuola e delle materie umanistiche. Anch’egli iscritto al Partito comunista italiano, nei comizi in piazza ostacolava gli interessi sporchi delle ‘ndrine sulle produzioni agricole nella piana di Gioia Tauro, rivelando le alleanze strategiche che stavano costruendo per incunearsi nelle istituzioni locali.
L’11 GIUGNO di 45 anni fa Valarioti era a cena con i compagni, festeggiavano una difficile vittoria alle urne. La campagna elettorale era stata caratterizzata da continue intimidazioni: l’auto bruciata al candidato Pci al consiglio provinciale Giuseppe Lavorato, l’incendio appiccato alla sezione cittadina del partito, minacce nei confronti degli esponenti comunisti. A freddarlo per strada fu, all’uscita dal ristorante La Pergola a Nicotera, una sventagliata di lupara. Nessuno ha pagato per la sua morte.
LA NOTTE DEL 21 GIUGNO, in località S. Maria di Mare nel Comune di Cetraro, a morire è Losardo: stava rientrando a casa dopo una seduta del consiglio comunale di Cetraro (che quella sera perse la maggioranza). Era a bordo della sua auto quando venne affiancato dai killer su una moto: spararono con un fucile, Losardo provò a salvarsi dietro un guardrail ma gli spararono altri colpi di pistola. Abbandonato esanime per strada, morì il giorno seguente presso l’Ospedale di Paola. Anche questo omicidio è rimasto senza autori. Giuseppe e Giovanni avevano sviluppato un’analisi critica della storia del fenomeno mafioso, consapevoli che le organizzazioni criminali puntano da sempre a un obiettivo preciso: l’accumulazione originaria di capitali indispensabili a mutarsi in borghesia, per potere investire in settori come l’edilizia e i servizi. «Giannino» e «Peppe» sapevano bene che la malavita può innervare la classe dominante solo dove l’apparato politico è consustanziale alle mafie.
NEGLI ANNI IN CUI VIVONO e militano nel partito, compresero che in Calabria la mafia aveva ormai cambiato forma, strumentazione e campo d’azione, stringendo nuove alleanze con settori profondi dello Stato e col neofascismo. Non a caso, questi due comunisti avranno identico destino anche dopo la morte: non si conoscono ancora i nomi e i volti dei loro mandanti e assassini. Ma non sono stati cancellati dalla memoria collettiva. A Losardo è dedicato un laboratorio sperimentale che ha istituito un premio internazionale di giornalismo; a Valarioti la Casa del popolo di Rosarno. Ad entrambi sono intitolate piazze e vie. Oltre alle già numerose pubblicazioni e iniziative commemorative, negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione intorno a queste due storie umane e politiche. Alcuni giornalisti e film maker calabresi, attingendo preziose informazioni dagli storici compagni e compagne di Losardo e Valarioti, in collaborazione con i loro cari, hanno realizzato documentari sulle rispettive biografie. Il primo, prodotto da Ugly Films con la regia di Giulia Zanfino, si intitola “Chi ha ucciso Giovanni Losardo?” e sta compiendo un tour nelle scuole e in tutti i luoghi che coltivano la conoscenza e lo studio della storia.
È UNA LUCIDA e dinamica inchiesta sul contesto in cui maturò l’omicidio, che lascia allo spettatore il compito di trarre le conclusioni. Il secondo, dal titolo “Medma non si piega”, dedicato a Valarioti, è scritto e diretto dal giornalista e film maker Gianluca Palma, in collaborazione con Giulia Zanfino e Mauro Nigro. È stato prodotto in collaborazione con l’Anpi, comitato area metropolitana Reggio Calabria, partner di Ugly, nonché col sostegno di comuni, associazioni e sindacati. A questo progetto ha lavorato anche Daniele Sorrentino (Hacienda-D) per la post produzione audio e le musiche. Una ricostruzione autentica della vita del giovane Giuseppe che si racconta con la sua stessa voce attraverso audio inediti concessi dalla famiglia Valarioti e da Bruno Caridi.
Il film è stato presentato lo scorso 29 maggio a Rosarno, con l’Associazione culturale Officina n.8 che ha acquistato, grazie a un crowdfunding nazionale, nel gennaio 2024, la Casa del Popolo “Giuseppe Valarioti”, fondata nel 1981 con una grande sottoscrizione nazionale, all’epoca promossa dal PCI. Alla proiezione erano presenti i familiari di Peppe Valarioti e gli storici rappresentanti del PCI come Giuseppe Lavorato, già deputato e sindaco di Rosarno. La prima ufficiale sarà il 19 giugno, alle 22, all’interno del Trame Festival di Lamezia Terme. Introdurrà la proiezione del film il giornalista Filippo Veltri. Oltre all’autore, interverranno Carmela Ferro, ex fidanzata di Valarioti; Elisabetta Tripodi, presidente dell’associazione Anpi comitato provinciale Reggio Calabria e Giosué Megna, presidente dell’Officina numero 8-Casa del Popolo “G. Valarioti”.
Claudio Dionesalvi
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