È già primavera a Cosenza. Una calda e chiassosa fiumara umana vivifica le arterie urbane. Avvolto dai fumogeni, lo striscione conquista la strada: «Abusi, alternanza, repressione: No alla scuola dei padroni». Detonano voci e colori di studentesse e studenti arrivati da ogni angolo delle terre bruzie. Qui c’è un motivo in più per unirsi alla mobilitazione nazionale contro l’alternanza scuola-lavoro.
Urlano arrabbiati ma festosi i ragazzi e le ragazze dell’Istituto Istruzione Superiore Statale “Valentini-Majorana” di Castrolibero. Giovedì scorso l’ufficio scolastico regionale della Calabria ha diramato un avviso: cercasi «reggente in sostituzione del Dirigente scolastico titolare» Iolanda Maletta. Così hanno ottenuto il primo dei risultati della loro lotta. I ragazzi accusano la preside d’essere rimasta indifferente alle loro denunce. Da lunedì non sarà più lei a guidare il liceo e la ragioneria dove sarebbero avvenute presunte molestie sessuali di un professore nei confronti di alcune studentesse.
L’occupazione iniziata lo scorso 3 febbraio terminerà quindi oggi alle 13,30. Ma alta rimarrà l’attenzione sul caso. Gli ispettori Miur inviati da Roma tornano a casa, mentre in procura proseguono le indagini sulle denunce raccolte.
Quando il corteo giunge sotto la sede dell’Ufficio scolastico, Dalia, la giovane donna che con coraggio ha lanciato la pagina Instagram che ha innescato la rivolta, ribadisce al megafono tutta la propria storia, le accuse d’ignavia alla dirigente e di molestie al professore: «Noi non ci fermiamo fino a quando non si fermeranno gli abusi e le violenze, fino a quando queste violenze non saranno riconosciute perché è anche difficile riconoscerle tanto sono radicate, sono qui a gridarlo a gran voce, non possiamo più tollerare di essere abusate».
Il polo scolastico Valentini- Majorana è frequentato da ragazzi provenienti soprattutto da tre dei quattro principali centri che formano un agglomerato urbano da 200mila abitanti. Sono figli di famiglie trasferitesi o formatesi fuori dal perimetro di Cosenza che negli ultimi 40 anni ha vissuto un’emorragia di residenti fino a dimezzarsi. Sono questi ragazzi a tenere unita, forse davvero per la prima volta, l’area urbana. Non a caso i molti genitori, dirigenti scolastici, insegnanti e docenti universitari provengono anche dalle vicine Rende, Montalto e Castrolibero. Almeno tremila persone accompagnano Dalia e i suoi compagni.
Le bandiere vergate Fronte della Gioventù Comunista, Usb, Cgil e Prc precedono il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, e altri primi cittadini dei comuni limitrofi. Sfilano agguerrite diverse generazioni di femministe: dalle volontarie del Centro Roberta Lanzino alle militanti del collettivo Fem.In. Ai microfoni gli studenti scandiscono la loro solidarietà a Francesco, Jessica e Simone, attivisti Usb e del comitato Prendocasa, raggiunti in questi giorni dalle richieste di sorveglianza della Digos di Cosenza. Gli slogan contro la scuola-azienda si alternano alla ribellione contro le regole del sistema d’istruzione: «Per sentirmi libera – ammonisce Rebecca – non dovrei avere orari per andare in bagno, sentirmi dire attenta a come ti vesti, se fai 5 minuti di ritardo ti blocco per un’ora in presidenza, se ti becco col cellulare in classe te lo sequestro».
I ragazzi vogliono che da lunedì nei primi giorni rimanga vivo nelle classi il tenore del confronto con i docenti. In questi giorni il dibattito è stato a tratti anche aspro, ruvido, ma sempre propositivo. Sarà difficile tornare alla didattica “ordinaria” nelle scuole di Castrolibero.
Claudio Dionesalvi
il manifesto, 19 febbraio 2022
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