Giù le mani da tam tam

Ringrazio il consigliere Michele D’Elia e il presidente della IV circoscrizione Emanuele Sacchetti per lo spazio che ci offrono e per la solidarietà che ci hanno dato. Quando l’appoggio, il sostegno e il consenso arrivano dai quartieri della città, si ha un motivo in più per andare avanti e continuare a fare le cose che facciamo già da diversi anni.
In questa città si affida ai pentiti, ai collaboratori di giustizia, il compito di ricostruire la storia criminale, ma anche quella civile e sociale, del territorio.
In questa città spuntano ogni giorno palazzi, edifici come funghi e pochi si interrogano sulle modalità, sul come, sul perché nascano questi palazzi, in base a quali criteri si stia cementificando l’intera area del Crati.
E sempre a proposito della storia criminale della città di Cosenza, non bisogna dimenticare che quando si vanno a toccare alcuni punti, come per esempio le questioni degli appalti, dei servizi e delle opere pubbliche, non un solo livello politico e amministrativo di Cosenza è stato toccato dalle inchieste giudiziarie.
Noi non siamo convinti del fatto che con il carcere si possano risolvere problemi, ma di fatto in carcere ci finiscono sempre gli stessi, sempre le stesse facce. E poi nessuno ci spiega come sia stato possibile realizzare opere pubbliche di una certa portata, di un certo valore, senza che la classe politica cosentina, il livello amministrativo, abbia detto e fatto la sua parte.
In questa città tonnellate e tonnellate di rifiuti solidi urbani stanno per essere buttati in discariche e qualcuno prospetta addirittura la costruzione di un inceneritore che sicuramente contribuirà a peggiorare la nostra salute. Però nessuno si chiede come mai non si sia avviata ancora la raccolta differenziata…
In questa città dai rubinetti del centro cittadino non sgorga acqua potabile o perlomeno questo non avviene di giorno, bensì solo di notte. E nessuno ci spiega il perché.
Nelle diverse, differenti attività imprenditoriali avviate sul territorio, spesso e volentieri con fondi pubblici, lavorano migliaia di ragazzi che vengono schiavizzati, non retribuiti. Lavorano tutti in nero, in condizioni di illegalità costante e nessuno indaga. E potremmo ancora continuare a lungo quando parliamo di illegalità e del livello di “civiltà” che abbiamo a Cosenza.
Tuttavia, in tribunale e fuori dalle stanze del tribunale c’è chi trova ancora il tempo e la voglia e l’energia di perseguitare, reprimere, denunciare e pedinare i movimenti sociali, le associazioni, Padre Fedele, Tam Tam e segnali di fumo, Radio Ciroma… Potremmo fare un elenco non molto lungo di bersagli abituali di queste inchieste. L’ultima riguarda questo giornale, il Tam Tam, che non è una testata che si occupa solo di calcio. Bisogna chiarirlo forse una volta per tutte. Esce da dieci anni a questa parte come testata regolarmente registrata, ha una storia lunga almeno vent’anni, perché prima usciva come foglio fotocopiato e distribuito, come fanzine. È un giornale che si occupa soprattutto di calcio sociale e di linguaggi giovanili, cioè di tutto ciò che nasce intorno al fenomeno calcistico. Non solo il Cosenza, che sicuramente per noi tutti è una passione e un motivo per il quale essere uniti e vedersi una volta a settimana o di più. Ma soprattutto tenere una forma di osservatorio sulla città, sugli stili di vita.
Tra i tanti temi di cui ci siamo occupati in questi anni, c’è anche la vicenda di Padre Fedele. Presumo di conoscere i motivi per i quali una persona per il momento sconosciuta ci ha denunciato. Noi siamo stati convocati in tribunale per eleggere un domicilio e nominare un difensore. Non ci hanno ancora detto chi ci abbia denunciato, chi ci abbia querelato. L’oggetto della querela è un articolo apparso nel maggio scorso nel quale si prendono ancora una volta le difese di Padre Fedele e di Antonello ma soprattutto si rivolge l’attenzione e l’analisi alla vicenda dell’Oasi francescana e a quella dell’Ipg di Serra d’Aiello. La mia convinzione è che questi nervi scoperti abbiano spinto il querelante a recarsi in procura e denunciarci. Ne sapremo di più nelle prossime settimane, per il momento non possiamo sbilanciarci.
Prendiamo una posizione forte contro chi ancora una volta vorrebbe metterci il bavaglio, vorrebbe impedirci di ragionare e di esprimerci perché questo è un fatto grave.
La querela di solito è sempre un’arma di minaccia, un tentativo di incutere paura, soggezione, timore in chi scrive. Noi, senza presunzione e arroganza, lo diciamo con una certa serenità: da questa persona, da questa associazione, da questo soggetto, non sappiamo bene ancora di chi si tratti, ci saremmo aspettati una richiesta di chiarimento, la volontà di ottenere un diritto di replica, un faccia a faccia, un confronto pubblico, come si fa in ogni società “civile”. Invece questa persona non ha esitato a recarsi in tribunale, a impugnare la carta bollata, a chiamare la digos. Ci auguriamo che questa persona abbia la medesima determinazione, lo stesso coraggio nel denunciare altre illegalità, come quelle cui facevo riferimento prima. Ribadiamo quello che abbiamo scritto nell’ultimo editoriale di Tam Tam e segnali di fumo. Ci difendiamo e ci difenderemo come siamo abituati a fare: nelle piazze e nei tribunali di questa città, con la parola e la dignità. Forza Cosenza. In ginocchio mai!
Claudio Dionesalvi
Cosenza Sport, 20 ottobre 2008

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