Ma è un tonno, uno squalo o un delfino?

Un essere vivente che annaspa tra i flutti, a poche decine di metri dalla spiaggia di Guardia Piemontese, in provincia di Cosenza. Una pinna laterale rivolta verso il cielo, la testa immersa nel mare ne rende impossibile l’identificazione dalla riva. Un tonno, uno squalo o un delfino? Se lo chiedono i bagnanti. Di certo è una visione lugubre in un’acqua macchiata da un agitato moto ondoso e da liquami di dubbia natura e provenienza. Una metafora del tramonto turistico di questo pezzo di Calabria.
Per poche ore gli sguardi sono rivolti a quell’animale morente. Il tema ricorrente degli ultimi giorni, il mare inquinato, lascia spazio a una visione romantica che induce al silenzio.
“Per me se i turisti ci vengono va bene, ma se ne possono pure andare così stiamo più larghi”. Deve essere un seguace di Sgarbi, il titolare di uno dei bar più storici di Guardia marina. Un occhio usa la terza persona plurale rivolta ai turisti, l’altro osserva minaccioso l’interlocutore, e con la seconda persona singolare ammonisce silenzioso: “Se te ne vai pure tu, è ancora meglio”.
In principio fu Goletta Verde. Nel giugno scorso, a campionatura avvenuta, inserì il mare di Guardia, “nel tratto antistante Via Palermo”, tra le zone non balneabili. Due giorni fa persino l’Arpacal è uscita dal suo millenario silenzio, segnalando al sindaco l’urgenza di assumere drastici provvedimenti: il mare davanti alla stazione ferroviaria è contaminato da batteri pericolosi per la salute umana. Così, tra un allarme e l’altro, scivola via l’estate. Il mare sporco non è un problema della sola Guardia, naturalmente. Qualche esperto, dai social, fa notare che basterebbe una mappatura degli scarichi fognari casa per casa e albergo per albergo, un monitoraggio costante dei torrenti e un adeguamento dei depuratori. Tre cose in teoria semplicissime, eppure impossibili per la classe politica che esprimiamo. Quanti sindaci sarebbero disposti a multare parenti e amici, o a costringerli a rispettare le regole di tutela dell’ambiente? La procura di Paola in questi anni ha fatto quel che ha potuto. Inchieste, denunce, qualche manetta. Adesso un’azione risolutiva toccherebbe ai Comuni e alle polizie municipali dei vari centri tirrenici. “ALICI-ALICI-ALICI”. Peccato che siano troppo impegnati con le sagre di paese! E poi ci sono altre “criticità”. La statale 18 attraversa il centro abitato. Ogni anno miete vittime tra automobilisti e pedoni. Di sera, si sentono rombare motori da Formula 1. Però a nessuno viene in mente di segnalare che a Guardia marina c’è un centro abitato. Qualche cordolo, le barre di rallentamento, un autovelox… insomma troppi strumenti deterrenti metterebbero in fuga quei quattro gatti che ancora ci passano. E se non ci passano più, e magari transitano per la variante alle spalle del centro abitato, succede che non prendono più il caffè. La vita umana qui vale molto meno di un caffè.
Di passi in avanti, comunque, ne sono stati fatti. Dopo la vertenza dello scorso inverno sulle terme Luigiane, si è pensato di trasferire le inalazioni alla marina. Ogni sera, a causa di un verosimile malfunzionamento delle pompe di sollevamento delle acque fognarie, la tipica puzza di uovo sodo del vicino stabilimento termale è surclassata da effluvi poco salubri ma parimenti efficaci nell’intontire abitanti e passanti.
Cosa rimane allora? Perché continuare a estivare quaggiù? Rimane la gentilezza e la simpatia di molti guardioli, la bellezza sublime del paesaggio, la fascinazione di un territorio che custodisce, pur senza ostentarla troppo, la memoria di tanti eretici che qui vissero e resistettero all’inquisizione. Come quella creatura sospesa tra i flutti, che pur agonizzante o in putrefazione, proprio non vuole saperne di spiaggiarsi tra bizzarri esseri umani perennemente prostrati sui telefonini. “Ma è un tonno? No, è un delfino. Speriamo che non sia uno squalo, se no da qui scapperanno tutti”. “Tutti chi?”. “Quei pochi fessi che siamo rimasti”.
Claudio Dionesalvi

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