Mi ricordo “La casa del mago”

Nel 1997 a Guardia Piemontese mettemmo in scena “La Casa del mago”, una tragedia in cinque atti sull’eccidio dei Valdesi, avvenuto nel XVI secolo, per mano della Santa Inquisizione. Lo spettacolo è stato scritto da mio fratello, Franco Dionesalvi. Non mi capitava di lavorare con lui dagli anni settanta, quando insieme a Carlo Mazzei ero divenuto all’età di soli sette anni attore-mascotte della sua compagnia teatrale d’avanguardia, Nuova Immaginazione.
La Casa del Mago fu un successo di pubblico e di emozioni. Riuscimmo a coinvolgere quasi tutto il paese. Parteciparono le scuole di Guardia. Gli abitanti accorsero in massa a vedere questa ricostruzione, un po’ mistica e molto poetica, di una vicenda storica che meriterebbe una più degna trattazione, se solo i testi scolastici non fossero pubblicati da case editrici rigorosamente settentrionali e fedelmente ossequiose nei confronti della chiesa cattolica romana.
Gli abitanti di un intero paese passati per le armi, torturati, imprigionati! Un’intera comunità cancellata dalle cartine geografiche, solo a causa delle sue idee e dell’adesione critica al vangelo. Nemmeno i Savoia, che pure di interi paesi ne hanno sterminati tanti, sarebbero forse stati capaci di cotanta crudeltà. Mel Gibson non esiterebbe a dedicare un film a questa storia, se qualcuno gliela raccontasse.
Mio fratello, invece, da qualche anno custodiva nel cassetto la drammaturgia sul martirio del predicatore valdese Giovanni Pascale. Trovò nel sindaco Rocchetti e nel professore Emilio Oliverio persone disposte a investire nella produzione dell’opera.
Ancora oggi, di tanto in tanto, mio fratello torna a chiedermi perché non ci rimettiamo a lavorare su “la Casa del Mago”. Il problema è che i protagonisti di quell’esperienza adesso sono impegnati in altre attività. Alcuni sono diventati attori professionisti. Riaprire il laboratorio che portò alla realizzazione dello spettacolo, costerebbe troppo. E dove trovare, nelle stanze degli enti locali, un amministratore disposto a finanziare l’impresa? Le casse dei comuni sono a secco. Le sensibilità disinteressate, nei luoghi della politica ufficiale, non trovano cittadinanza. In verità c’è stato un sindaco disponibile a riportare in vita “la Casa del mago”. Ne aveva sentito parlare. Ci chiese di realizzare una serata per evocare l’evento attraverso un video e una performance, forse nella prospettiva di rimetterlo in scena. Si chiamava  Gaetano Cistaro. La prima volta che mio fratello e io scendemmo a Guardia per conoscerlo di persona, c’era un vento impetuoso. Fu lui a chiamarci. Non sono mai andato d’accordo con i politici di questa terra. Ma quel Sindaco m’incuriosì subito. Parlava con orgoglio di Guardia Piemontese. Canticchiava orgoglioso le note e i testi di Brunori SAS. Proponeva scelte coraggiose e impopolari, come la raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta. Ecco, i sindaci dovrebbero essere uomini disposti a fare l’amore  – in senso platonico – con la propria città, con il proprio comune, con il posto che hanno scelto di amministrare.
Quando seppi della scomparsa prematura e improvvisa del sindaco Cistaro, ci rimasi malissimo. Sono sicuro che se un giorno, in futuro, decidessimo di rimettere in scena lo spettacolo, lo dedicheremmo a lui e a quanti, come il professore Enzo Stancati, sono stati capaci di elevare la storia di Guardia Piemontese a simbolo della lotta contro l’intolleranza. E soprattutto agli eroi dimenticati come il cosentino Marco Berardi. Che al tempo della strage dei Valdesi, fece pagare caro agli spagnoli e all’Inquisizione il sangue innocente versato in Calabria da tanti Occitani innocenti, praticando l’antica e meravigliosa arte della ribellione.
Claudio Dionesalvi
Il tesoro dei due mari, n° 2 giugno 2011

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