La “bestia” della “bella”? Qualcosa ispirò la fiaba…

Sulle tracce de “lu scurzune ccu le rìcchie”: svelato il mistero del “mostro” sul Pollino. Gli animali “insoliti” esistono davvero? Da qualche parte nel mondo vivono ancora gli ultimi Neanderthal? Il caso emblematico degli uomini di Flores. 

Intervista a LORENZO ROSSI, divulgatore naturalista, ricercatore, esperto di criptozoologia.

Se dovessi spiegare a un bambino che cos’è la criptozoologia, quali parole useresti?
A un bambino racconterei quello che mi successe quando a essere un bambino ero io. Un giorno vidi un topolino sgattaiolare in cucina, ma non fui creduto dai miei genitori. Ma quando mio padre scoprì che “qualcuno” aveva rosicchiato dei libri, capirono che non avevo raccontato una bugia. Crescendo mi appassionai alla zoologia, scoprendo che in tutto il mondo c’erano persone che raccontavano di avere visto animali la cui esistenza veniva messa in dubbio. Molti di questi animali furono davvero scoperti, mentre altri si erano rivelati delle leggende. Lo scopo della criptozoologia è questo: verificare se le testimonianze riguardo animali considerati “insoliti” (o perché il loro aspetto non combacia con quelle delle altre specie conosciute, o perché segnalati in posti in cui la loro presenza non è stata ancora documentata, o perché descritti come specie ufficialmente considerate estinte) sono o meno attendibili. Per me alla fine è cercare di capire se quel topolino c’è davvero oppure no.
Come nasce in un naturalista la passione per l’ignoto?
Il mistero esercita da sempre il suo fascino sugli uomini, ma per gli scienziati, le persone che indagano i fenomeni della natura, questo richiamo è più forte. Einstein definì il mistero come la più bella esperienza che si possa vivere, fonte dell’arte e della scienza. Non dobbiamo dimenticare mai che la scienza non inventa, scopre. E scoprire cose nuove, svelando nuovi misteri, è la vocazione dello scienziato. Lo stesso discorso vale per un naturalista.
Quali sono le specie misteriose che ti sembra più verosimile possano esistere da qualche parte sul pianeta?
I casi che mi affascinano di più sono quelli poco noti e sui quali è difficile per gli zoologi trovare informazioni, perché quest’ultimi dialogano poco con gli esperti di altre discipline, come gli storici e gli antropologi. A volte è dalle informazioni trascurate che è possibile arrivare a scoperte. Sto pensando al vika, un grosso ratto arboricolo scoperto da poco nelle Isole Salomone. Ottant’anni fa un antropologo aveva parlato di un grosso ratto che viveva sulle cime degli alberi nutrendosi di noci di cocco. Nel 2010 lo zoologo Tyrone Lavery si recò sull’isola per cercare di capire se questo animale esistesse davvero oppure no, fallendo nell’impresa. Poco tempo fa, da un albero abbattuto è caduto un grosso ratto e i nativi, ricordando le ricerche di Lavery, lo hanno informato della cosa. Alla fine il vika è stato scoperto.
Esistono molte altre informazioni simili riguardo l’esistenza delle specie più disparate, tra cui diverse scimmie in Amazzonia e animali simili a cervi tra i confini di alta montagna di Vietnam, Laos e Cambogia, posti in cui andrei sicuramente a cercare.
Quali i casi più eclatanti di specie ritenute estinte e poi scoperte in natura?
È impossibile non ricordare il celacanto, un pesce ritenuto estinto assieme ai dinosauri, ma scoperto vivo e vegeto nel 1938 quando finì per caso tra le reti di un peschereccio in Sudafrica.
 
Incredibile è anche la scoperta del pecaro del Gran Chaco. I pecari sono parenti sudamericani dei cinghiali e nel 1972 un gruppo di zoologi che stava conducendo ricerche nell’area tra i fiumi Paraguay e Paranà ebbe un’inaspettata sorpresa. Le popolazioni locali parlavano di tre diversi tipi di pecari, mentre all’epoca le uniche specie conosciute erano soltanto due. L’animale misterioso era chiamato curé-buro, che significa “pecari asino”, perché possedeva delle orecchie molto più lunghe rispetto a quelle degli altri pecari. Alla fine si scoprì che non solo esisteva davvero, ma anche che si trattava di una specie considerata estinta almeno da 20.000 anni e della quale prima d’allora erano conosciuti soltanto i resti fossili.

In Italia esistono animali misteriosi che attirano la tua attenzione e quella dei tuoi colleghi?
In ogni Paese esistono leggende riguardo ad animali più o meno misteriosi e l’Italia non fa eccezione. Il caso più enigmatico è sicuramente quello della lince in Appennino. Questo felino viveva un tempo sulle Alpi, dove si estinse nel 1930 circa, mentre non esistono prove certe e reperti come ossa o pelli in Appennino. Numerose fonti storiche ne accertano però la presenza sino ad almeno il 1800. C’è anche chi è arrivato a dire che questo animale sopravviva a tutt’oggi lungo la penisola, ma indagini molto accurate hanno dimostrato trattarsi solo di fantasie. L’enigma storico comunque meriterebbe di essere indagato.

E in particolare nel sud della penisola italiana?
Al sud, soprattutto nelle zone del Pollino, erano molte diffuse voci su uno strano animale chiamato serpe-gatto (“scurzune cu le ricchie” – Ndr). Possedeva una pelle nera e lucente, baffoni e testa simile a quella dei gatti e viveva nei fiumi, scavando le sue tane nella terra degli argini. Un serpente del genere non esiste, ma un animale molto somigliante sì, ed era un tempo molto più diffuso rispetto a oggi. Sto parlando della lontra, che quando ha iniziato a scomparire e a diventare molto più rara nelle zone in cui prima era abbondante, ha dato vita a questo tipo di leggende.

Da qualche parte potrebbero esistere ancora “gli ultimi” Neanderthal?
Quando iniziarono a diffondersi storie riguardanti lo yeti himalayano, lo storico russo Boris Porshnev si accorse che leggende del genere erano già da tempo molto diffuse nel suo Paese. Organizzò spedizioni in zone remote della Russia intervistando presunti testimoni oculari che parlavano di “uomini selvatici” ricoperti di pelo. Erano descritti con arcate sopraccigliari sporgenti e un mento sfuggente. Tratti che ricordavano molto quelli degli uomini di Neanderthal. Così Porshnev si convinse che sulla Terra esistevano ancora uomini di epoche preistoriche sopravvissuti all’estinzione. In tanti anni nessun neandertaliano sopravvissuto è mai stato ritrovato, ma una scoperta del 2004 potrebbe lasciare intendere che le ipotesi dello storico potevano essere in parte esatte.
In quell’anno nell’isola di Flores, Indonesia, furono scoperti i fossili di una nuova specie umana. Questi uomini si estinsero 50.000 mila anni fa ed erano particolari. Alti circa un metro, possedevano tratti quasi scimmieschi, come quelli degli australopitechi. Cosa lega gli “hobbit” di Flores agli yeti della Russia? Anche a Flores i locali parlano di leggende riguardanti uomini selvatici. Sono chiamati ebu-gogo e vengono descritti come piccole creature che abitavano l’isola prima dell’arrivo dei loro antenati che li sterminarono. Queste storie molto antiche gettano nuova luce su quanto una tradizione orale possa sopravvivere nel tempo. Sappiamo per certo che uomini sapiens e altre specie “primitive” come neandertaliani ed erectus hanno convissuto a lungo assieme. Forse le leggende sugli uomini selvatici possono avere origini antichissime ed essere giunte sino a noi dalla notte dei tempi?
È vero che alla base del mito di alcuni animali misteriosi esistono credenze talmente antiche da affondare nella memoria popolare di creature realmente esistite in un passato remoto in determinati territori?
È una congettura sicuramente possibile. Il caso degli uomini di Flores potrebbe rivelarsi un esempio di questo. Anche il mondo dell’antropologia culturale si sta aprendo a queste possibilità e qualche anno fa è uscito uno studio che rintracciava la nascita di una fiaba famosa come quella della bella e la bestia, all’età del bronzo, circa 5.000 anni fa.
Claudio Dionesalvi
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Lorenzo Rossi è autore di due libri molto interessanti:
“Criptozoologia. Animali misteriosi tra Scienza e Leggenda”
“Gli ultimi Neandertal. Almas, yeti e uomini selvatici tra mito e realtà”.
cura il sito:
www.criptozoo.com
(nell’immagine in evidenza la ricostruzione dell’uomo di Flores)

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