Dibattito a scuola su mutazione digitale e telefonia

AMANTEA – Nati da una intuizione della dirigente scolastica dell’istituto di istruzione superiore di Amantea, Angela De Carlo, i “Cenacoli gravitazionali” sono un segno tangibile di come la scuola possa e debba aprirsi al territorio. “Filo conduttore di un recente Cenacolo – si legge in una nota – è stata l’agenda 2030, per lo sviluppo sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, voluto dall’ONU, che ha come referenti i docenti Vogliotti e Besaldo”.
A confrontarsi con gli alunni delle classi seconde e terze “è stato il docente e giornalista cosentino Claudio Dionesalvi che da grande affabulatore ha catturato l’attenzione dei presenti con una lezione interattiva e partecipata”. La mutazione digitale nelle relazioni umane e il nostro controverso rapporto con la telefonia mobile, sono stati al centro dell’incontro tenutosi ieri mattina nella palestra del polo scolastico di Amantea. Il nutrito programma di presentazioni, tavole rotonde e dibattiti della rassegna “Cenacoli gravitazionali”, che sta riscuotendo l’interesse e la partecipazione degli studenti amanteani, ha ospitato la lezione multimediale del professore e giornalista Claudio Dionesalvi, da sempre attento alle forme sperimentali della comunicazione e all’impatto delle nuove tecnologie su linguaggi e comportamenti nell’età dell’adolescenza.
Dionesalvi ha ripercorso la storia del cellulare e dei social media, analizzando fenomeni come la xenofobia on line: l’hate speech. Dopo avere ricostruito la genesi di alcune clamorose fake news diffusesi negli ultimi anni in Calabria e altrove, si è inoltre soffermato sulla questione dei dispositivi di controllo psichico e politico che permeano i social network. “Sono incalcolabili i profitti che le multinazionali del web traggono dai nostri stessi sentimenti, quando li pubblichiamo sui social. Non ce ne rendiamo conto, ma in quel momento noi stiamo lavorando gratis, stiamo cedendo una parte di noi che ci sarà rivenduta orientando i nostri consumi”, ha spiegato il giornalista. Ne è scaturito un vivace dibattito con gli studenti delle classi seconde e terze dell’Istituto, che in precedenza avevano letto il libro scritto da Dionesalvi, “Fino all’ultima cabina”, edito da Erranti. Tra i tanti interventi dei ragazzi e delle ragazze, ha colpito molto il quesito posto da uno di loro, Aldo: “Se è vero che ricorriamo a un avatar, cioè a una maschera, quando comunichiamo mediante i social, chi ci assicura però che il nostro vero volto sia quello che assumiamo ogni giorno nella realtà? Per molti di noi, esprimerci attraverso questi spazi digitali, può significare liberarci dalle inibizioni. Un interrogativo per la De Carlo “forte, che impone una seria riflessione di tutta la comunità adulta sul valore dei principi e delle regole che spesso non assecondando il giusto equilibrio tra il reale, il razionale e le passioni genera forme di disagio e di fuga in surrogati virtuali che riducono il malessere della percezione distorta del mondo”. (s.s.)
Il Quotidiano del Sud, 8 dicembre 2022

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