Santa Sofia d’Epiro

Raccontandovi la storia dei Sofioti scopro l’acqua calda. La loro storia, come tutti gli altri paesi d’origine arbereshe, è ricca di un patrimonio culturale che meriterebbe un interesse più diffuso, per il valore sociale e le tradizioni che ancora oggi, dopo tanti secoli, si tramandano.
Sofioti sono gli abitanti di Santa Sofia d’Epiro, paese di circa tre mila abitanti, situato sulla destra- Crati, a metà strada tra Cosenza ed il Pollino. La vicenda dei loro antenati somiglia all’esodo dei Kurdi, che in questi giorni si buttano sulle nostre coste. Gli Albanesi del quindicesimo secolo cercavano riparo da un flagello immane: l’avanzata dei Turchi nell’Europa orientale. Il loro condottiero, Giorgio Castriota Skanderbeg, la cui statua troneggia a Cosenza Vecchia in riva al Crati, vicino la chiesa di San Francesco, guidò i profughi al di qua dell’Adriatico, verso il sud Italia, dove sorsero numerose comunità arbereshe.
Gli odierni Albanesi di Calabria sono un popolo carico di dignità, orgoglioso delle proprie origini, deciso a custodire le tradizioni. La minoranza albanese di Santa Sofia sarebbe stata in ogni caso un fatto di folklore, una nicchia ecologica ritagliata in una regione fossilizzata da un tempo statico. Come purtroppo tante altre etnie, forse sarebbe divenuta una specie di museo vivente, ma per fortuna la nuova generazione di Sofioti è riuscita a sprigionare una delle realtà giovanili più interessanti del meridione.
Partendo dalla consapevolezza delle proprie radici, ma proiettandosi verso l’esterno, i giovani sofioti hanno creato una serie d’iniziative per sopravvivere alla vita di provincia. Anzitutto Radio Epiro, una rock station che dal 1990 trasmette esclusivamente musica alternativa: poi due gruppi, uno rock, la Peppa Marriti Band, e uno reggae, la Spasulati Band, conosciuti in tutta Italia; un gruppo folcloristico formato da sole ragazze, le Shqiponjat, che nel loro repertorio eseguono canti e danze tradizionali. Infine, insieme con altre realtà associative, completano la fisionomia di questa comunità: una scuola dell’obbligo con la sezione sperimentale di musica ed il Fuori Orario, che non ha nulla da invidiare ad altri locali simili o ai centri sociali autogestiti.
Il senso della comunità e la costruzione di una forte autonomia nella promozione della socialità, hanno impedito l’ingresso nel paese di eroina e schifezze simili. La ciliegina sulla torta è “Emigration Song”, festival estivo d’ampio respiro, che nel ‘98 arriverà alla sua quarta edizione. La forza di “chiri i Santa Sofia” consiste nel loro atteggiamento “laico” verso l’autorganizzazione sociale. Nella radio trovano posto anime diverse: ci sono ragazzi dell’azione cattolica, che fanno i programmi in mezzo ai poster del “Che”. La virtù più grande dei Sofioti deriva dal radicamento territoriale: il mondo va cambiato a partire dal posto in cui si nasce, immediatamente e con ogni mezzo necessario, senza aspettare eventi apocalittici. Spasulati Band e Peppa Marriti sono ormai di casa a Cosenza. I testi sono in albanese, ma la loro sperimentazione musicale parte da una ricerca sul linguaggio contemporaneo dei Sofioti: mix di arcaismi e termini moderni. Gli osservatori del pianeta rock puntano oggi lo sguardo interessato sulla Spasulati e sulle infinite possibilità di crescita che questa formazione, insieme con la Peppa, può esprimere in futuro. Passeggiando per le vie di Santa Sofia, Bobo mi parla del nuovo progetto: trasformare Palazzo Bugliari in una casa delle culture, con tanto di cineforum, biblioteca e museo etnico. Passeggiando per le vie di Santa Sofia mi viene in mentre Marcos ed uno scrittore americano, che parlava delle Zone Temporaneamente Autonome…
Claudio Dionesalvi
Teatro Rendano, n° 11  1997

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