Quando un arto è troppo infetto, per curarlo occorre amputarlo

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Quando le rivelazioni di Donatella Di Rosa hanno conquistato le prime pagine dei giornali, l’impressione è stata forte, ma non ci si è sorpresi poi tanto. Perché questa democrazia italiana, pur protetta dall’ombrello euroamericano, non è poi così forte; e che qualcuno abbia potuto seriamente pensare di risolvere tutto con le maniere forti, è cosa che in qualche modo ci si aspettava. Intendiamoci: noi non sappiamo se le dichiarazioni della Di Rosa siano attendibili, non sappiamo se lei parli per sbugiardare dei conoscenti colti con le mani nel sacco, o se parli per punire ex amici che ricattava. Ma è sicuro che lo scenario che emerge dalle sue dichiarazioni è tutt’altro che improbabile. Sappiamo ormai che alcuni anni fa Borghese & compagni il golpe volevano farlo sul serio. Sappiamo che un’organizzazione chiamata Gladio era pronta a prendere in mano lo Stato, qualora si fosse convinta che il partito comunista era divenuto un nemico troppo pericoloso. Sappiamo, soprattutto, che per troppi anni in Italia ha agito nell’ombra, e agisce ancora adesso, un servizio segreto che non si propone davvero di tutelare la libertà dei cittadini, o l’integrità delle istituzioni costituzionali, ma serve, in realtà, se stesso oppure poteri deviati. Stiamo assistendo al repulisti che sta avvenendo nelle cabine di comando dei partiti, delle grandi imprese, delle istituzioni, a colpi di avvisi di garanzia. Abbiamo assistito alle sceneggiate fra colpi di piccone e messaggi trasversali del presidente Cossiga. Stiamo vedendo come ogni tornata elettorale cancella intere file di nomenklatura e le sostituisce con nomi nuovi.
Come poteva, tutto ciò, accadere in Italia senza colpo ferire? Troppo forte era la tentazione: può darsi che in molti, fra politici, dirigenti dei servizi e militari abbiano pensato addirittura che un loro intervento armi in pugno costituisse un preciso “dovere”. E abbiamo visto le bombe che sono tornate e non hanno un nome, non svelano un messaggio chiaro; come quelle di vent’anni fa. Insomma, i presupposti c’erano tutti. E che qualcuno abbia cominciato a disegnare scenari, a tracciare mappe di conquista della cittadella del potere, è cosa possibile, addirittura probabile; che si tratti degli amici della Di Rosa, o di altre persone. Del resto, abbiamo visto alcune teste cadere, fra i generali, ai livelli più alti. Sono davvero accusati soltanto di poca accortezza?
“Quando un arto è troppo infetto per curarlo, occorre amputarlo”: è una parola d’ordine che deve aver fatto il giro di alcuni ambienti, fra gli alti gradi dell’esercito e dei servizi segreti. Perché non si può non vedere che le più alte cariche dello Stato sono coinvolte in loschi affari; in ogni istituzione pubblica v’è del marcio. Quando è corsa voce che anche il presidente della repubblica era coinvolto in inchieste giudiziarie, le immediate smentite sono state particolarmente allarmate. E non perché Scalfaro debba necessariamente essere un uomo integerrimo: ma perché se viene a mancare ogni appiglio di credibilità per le istituzioni, allora si apre lo spazio per ogni avventura politico-militare. Ci vorranno alcuni anni, come al solito, per sapere cosa si è mosso in alcuni ambienti politico-militari in questi mesi. Sempre che, un brutto giorno, la notizia non ce la dia, direttamente la Rai-tv, caduta in mano di un pugno di divise… E comunque, c’è da fare anche un’altra considerazione. I piccoli, che devono lavorare e pagare troppo per avere pochissimo, un eventuale golpe non li disturberebbe poi tanto! Forse, appresa la notizia dalla radio, si girerebbero dall’altra parte, nel letto. Tanto, peggio di così si muore.
Claudio Dionesalvi
Tribuna Sud Italia, n°2   1994

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