Un mendicante derubato

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È una storia natalizia, ma senza lieto fine, quella accaduta lunedì notte nei vicoli di Santa Lucia. Mario Misio ha 45 anni e non è difficile trovarlo, ogni giorno, seduto sulle scale della chiesa di Santa Teresa. In base a quella che è la sua attività giornaliera, può essere etichettato con il termine “mendicante”: vive chiedendo l’elemosina. In realtà offre ai fedeli che escono dalla messa, la possibilità di compiere una buona azione in cambio di un’offerta.
“Maruzzo” – come lo chiamano gli amici – vive onestamente. Ama passeggiare nei paraggi dei fruttivendoli, ma non ruba. Quando vede mele guaste o arance precipitate sul marciapiede, le raccoglie e  le mette in tasca. In un paese della provincia vive la sua unica sorella, ma in pratica è solo al mondo, perché di lei si sono perse le tracce. Di solito viaggia sul bus dell’Amaco. Gli autisti tollerano la presenza di «quel brav’uomo che ti tiene compagnia e non infastidisce i passeggeri».
Lunedì sera Mario è tornato a casa a piedi, soddisfatto di aver racimolato qualche lira. Su Corso Mazzini, all’altezza della fontana di Giugno, è stato avvicinato da un giovane alto, sulla trentina, che gli ha detto di chiamarsi Massimo e di essere originario di Reggio Calabria. Il popolo dei “senza fissa dimora” ha un sistema di relazioni diverso da quello delle persone “normali”. Sul marciapiede, i rapporti di amicizia nascono improvvisamente, generati dal bisogno, e muoiono in un batter d’occhio, assassinati dalla disperazione. I due sono diventati subito amici. «Se non sai dove andare a dormire stanotte – ha detto Mario – puoi venire a casa mia». Massimo non se l’è fatto ripetere la seconda volta: «Farò io la spesa – ha risposto – e ceneremo insieme». E così è stato. Poi, per offrire un segno di gratitudine al suo ospite, Mario gli ha ceduto il proprio letto. Il mattino seguente, al risveglio, Massimo era scomparso. In principio, Maruzzo ha creduto che si fosse trattato di un’allucinazione. «Forse – ha pensato – quel giovane non è mai esistito, oppure era un fantasma». Ma i fantasmi non rubano e non tutti i mendicanti vivono “alla giornata”. Mario è rimasto di ghiaccio quando ha scoperto che erano sparite le 137mila lire custodite in un cassetto e raggranellate, moneta dopo moneta, in tante giornate di fatica. Una cifra irrisoria per tanti. Un autentico salasso per chi vive di espedienti. Maruzzo non si è perso d’animo: si è rivolto al Parroco e ai carabinieri. Ma chi volete che creda ad un mendicante che dice di essere stato derubato?
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 24 dicembre 1998

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