Gli anni novanta, la “Nuova Rabbia”… e dintorni

All’inizio degli anni novanta, occupammo e conquistammo quegli spazi sociali che in seguito avrebbero contaminato la città, dai quali anche noialtri saremmo usciti contaminati. Sin da subito si impose il problema di innovare i nostri linguaggi, comunicare, dotarci di strumenti adeguati alla fase storica che stavamo vivendo. Con quattro anni di anticipo sulla data di registrazione in Italia del primo dominio internet, potevamo già contare su una rete telematica nostra, sulle BBS, e su una discreta quantità di radio comunitarie, alcune delle quali sorte negli anni settanta. Operammo con l’ultimo ciclostile recuperato in una vecchia sede di Democrazia Proletaria, più per un impeto di romanticismo che per necessità. Potevamo infatti fotocopiare i volantini. Esistevano già le fotocopiatrici. E dal 1990 in poi, la fax-mania esplosa anche nei movimenti grazie agli studenti della Pantera, ci aveva semplificato non poco la diffusione di comunicati e il rapido trasferimento di corposi documenti a distanza. Eppure sentivamo che mancava qualcosa. Dovevamo dotarci di testate nostre, media autonomi, bollettini indipendenti che ci dessero la possibilità di raggiungere sia la ristretta area militante sia un pubblico più vasto. Essendo cresciuti leggendo le fanzine post-’77, redatte da compagne e compagni più anziani, con entusiasmo cominciammo a produrre le nostre. Lettering e grafica rigorosamente artigianali, riuscimmo a confezionare i nostri organi d’informazione. Il primo fu “Nuova Rabbia”. Vennero poi i bollettini ECN, composti impaginando le news provenienti da altri territori, sul modello di quanto stavano facendo realtà antagoniste delle grandi città. Quindi producemmo qualche copia de “La Gazzetta del Villaggio” e, ispirati dall’esperienza del foglio murale settimanale realizzato dal Centro di Comunicazione Antagonista di Firenze, partorimmo “Mazzacane”. Avevamo ristrutturato una stanzetta all’ultimo piano del Centro sociale autogestito Gramna di Cosenza. E da lì sfornavamo la nostra cartacea pubblicistica sovversiva. Ripensando oggi a quei fogli, affiora spontaneo sulle labbra un sorriso di lucida simpatia nei confronti di quei tentativi così ambiziosi e donchisciotteschi. Eppure basta fare un giro nel web per ritrovare tra i blogger e i mediattivisti odierni la medesima energia.
(Gran parte dei contenuti, grafica e lettering, insieme ad altri compagni e compagne, erano redatti e curati soprattutto da Manolo Muoio e da Dino Grazioso).
L’archivio Grafton9 ripubblica quei preziosi materiali:
Nuova Rabbia e dintorni

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