E il chirurgo dimentica un tubo nel paziente

Doveva essere un banale intervento chirurgico, da eseguire con l’anestesia totale, ma senza rischi eccessivi per la vita del paziente. E invece, per M.Z., 35 anni, carpentiere cosentino, il Natale ’98 si è trasformato in un autentico calvario. Circa dieci giorni fa, il giovane era stato operato di varicocele, nel reparto chirurgia “Docimo” dell’ospedale civile dell’Annunziata. A distanza di una settimana dall’intervento, è tornato dai medici, per sottoporsi ad una normale a visita di controllo.
«Dottore, c’è questo tubo nell’inguine, che mi dà un enorme fastidio», ha detto ai sanitari. «Scusi, quale tubo?», si è sentito rispondere. Appena sollevata la garza che era stata posta a protezione della ferita, è venuta a galla una crudele verità: il chirurgo aveva dimenticato di staccare il tubo di drenaggio dal corpo dello sfortunato M.S.
Una disattenzione che poteva costare cara, perché il giovane ha rischiato che la ferita andasse in cancrena. Per una settimana ha sopportato un forte dolore, credendo che il fastidio dipendesse dai postumi dell’operazione.
«Mi sembrava di avere un coltello conficcato nella carne, ma in fondo anche i punti di sutura, all’inizio, provocano questa brutta sensazione. Poi – quando ho saputo che avevo addosso un oggetto estraneo, mi sono sentito malissimo. Sono stato due giorni senza mangiare. La notte avevo gli incubi. Adesso mi sto curando con antibiotici e anti-infiammatori. L’intervento era riuscito benissimo, se non fosse stato per quel maledetto pezzo di gomma… Ora il dolore è passato, ma vivo con il terrore che mi abbiano lasciato qualche altro strumento addosso».
M.Z. padre di tre figli, ha deciso di rivolgersi ad un medico legale.
«Prima di tutto – dice – per essere certo che l’incubo sia finito. E comunque non è da escludere che ci siano responsabilità penali, oltre a quelle morali. Sono anni che sento parlare di bisturi dimenticati nella pancia della gente o altre storie simili. Credevo che si trattasse di leggende o esagerazioni. Adesso ho toccato con mano».
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 22 dicembre 1998

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