Errore nei modelli Inps

Tonino e Franco non riuscivano a darsi pace. La sera precedente, erano andati a letto poveri e precari, con la mente imbottita di preoccupazioni e le ansie tipiche di chi deve vivere in mobilità, indossando l’effimera divisa del lavoratore socialmente utile.
Ma lunedì mattina hanno scoperto di essere diventati improvvisamente ricchi, facoltosi, con un reddito talmente sostanzioso, da fare invidia persino ad Agnelli e Berlusconi. Tuttavia, i due protagonisti di questa storia, decisi a raccontarla in cambio della promessa dell’anonimato, non hanno fatto salti di gioia nell’apprendere di avere a disposizione tanta ricchezza. Ad informarli, infatti, non è stato un notaio, depositario della volontà di un parente deceduto, ma nemmeno un giornale con i risultati del super enalotto, bensì l’Inps. Tonino e Franco giurano che è successo veramente: «Il foglio per la dichiarazione dei redditi sembrava fatto apposta per dimostrare che siamo ricchi sfondati». Il cronista, in questi casi, ha il diritto-dovere di andarci con i piedi di piombo. Le cronache, infatti, sono piene di falsi allarmi, lanciati per scatenare il panico. Ma da un’attenta verifica, risulta che l’episodio non è privo di fondamento.
Fonti non ufficiali, ma comunque interne all’apparato organizzativo dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, confermano: «La vertiginosa cifra che potrebbe essere attribuita alle tasche di qualche malcapitato sarebbe, in realtà, frutto di un clamoroso errore, si tratterebbe, cioè, della somma dei compensi percepiti dal 1991 al 1998. Il responsabile di questo guasto amministrativo – spiegano i tecnici – non va individuato negli uffici della locale sede Inps. Siamo in presenza di un errore nel programma del centro elettronico nazionale dell’Inps, a Roma, dove vengono stampati i modelli per la dichiarazione dei redditi, che con la nuova normativa si chiama “Cud”: certificazione unificata dei dipendenti. La tassazione sulla mobilità è un fatto recente. Pare che il programma del centro di elaborazione nazionale abbia replicato ed accorpato i dati dal ’91 al ’98. Il guasto si sarebbe già verificato in altre città. La gente si è recata negli uffici della previdenza sociale a protestare, ma giustamente gli impiegati sono caduti dalle nuvole, perché i responsabili di questa confusione vanno cercati altrove». Il problema – fanno sapere dall’Inps – non riguarda i pensionati, ma i lavoratori temporanei e alcune particolari categorie: dipendenti in mobilità, Lsu, indennità di maternità, malattia o fine rapporto. Per evitare brutte soprese, le persone che rientrano in queste fasce, farebbero bene ad accertarsi che sul proprio modellino Cud non siano presenti anomalie. Ognuno deve provvedere a se stesso in tempi utili, prima della scadenza fiscale. Le sedi provinciali, infatti, potrebbero non essere in grado di accedere ai tabulati per effettuare una verifica. La moderna tecnologia, concepita per accelerare i passaggi di una burocrazia asfissiante e farraginosa, continua a rivelarsi imperfetta e spesso è causa di situazioni molto intricate. Oltre alla minaccia del “millennium bug”, che potrebbe mandare in tilt i computer di mezzo pianeta con lo scoccare del 2000, altre pericolose tegole si apprestano a cadere sui profeti della rivoluzione telematica. E purtroppo, come da sempre accade, «il cane – tecnologico o reale che sia – morde sempre lo straccione». Forse non a caso, l’errore nel calcolo dei redditi riguarderebbe fasce deboli, molto deboli.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 7 maggio 1999

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