Bastonata dal marito alcolista

Si è presentata dai medici con un occhio nero e la schiena segnata da una forte staffilata. All’altezza della spalla destra aveva un livido viola a forma di “L”, tracciato quasi sicuramente da un oggetto metallico. Marina – il nome è immaginario perché la pubblicazione delle generalità rappresenterebbe una violenza superiore a quella subita – ha preferito farsi medicare in una struttura di volontariato.
«Al pronto soccorso – ha detto – mi avrebbero fatto domande sull’accaduto e io ho paura di mio marito».
Le assistenti sociali dell’ambulatorio hanno provato a convincerla che in questi casi bisogna denunciare l’accaduto alla polizia oppure rivolgersi ad un avvocato.
La vittima delle percosse si è astenuta dal seguire il consiglio. Ma alle operatrici che le hanno prestato soccorso ha raccontato la sua storia.
Sposata da oltre 20 anni, e con un figlio emigrato al nord, Marina ha dovuto fare i conti con il carattere imprevedibile del marito divorato dalla spirale dell’alcolismo. L’uomo, attualmente impiegato presso una ditta cosentina, era stato licenziato diversi anni fa dalla Sip presso la quale lavorava al tempo del matrimonio. Dopo essersi temporaneamente allontanato da quel vizio che lo rendeva violento ed intrattabile, era tornato  a percorrere la strada delle carte da gioco e del “bicchierino”.
Mercoledì sera, una normalissima discussione tra marito e moglie si è trasformata in un pestaggio. Prima le parole, poi le offese e infine, la violenza disumana.
La donna ha preferito medicarsi con il ghiaccio e solo la mattina seguente (giovedì – Ndr) si è recata in un consultorio cittadino. Interpellata telefonicamente, Antonella Veltri, del centro contro la violenza sulle donne “Roberta Lanzino”, ha scelto di non esprimere un commento sui dettagli dell’episodio.
«Rispettiamo – precisa Veltri – la dignità e il volere di questa persona che per ragioni legate ad un senso di riservatezza ha preferito non esporsi. Tuttavia, la invitiamo a chiedere aiuto alle strutture esistenti sul territorio. Per esempio, al telefono rosa. Al nostro centro arrivano tantissimi casi di donne, vittime di pestaggi ed abusi, che hanno avviato denunce penali. Mi limito a ripetere l’appello a rompere il silenzio».
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 25 giugno 1999

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