Quant’è “toga” la giustizia alla rovescia

Si decide stamattina nel tribunale di Cosenza se saranno processati i miei compagni e le mie compagne di “Prendocasa”, accusati di “associazione a delinquere” per aver occupato edifici pubblici abbandonati, dove hanno trovato riparo centinaia di cosentini e migranti senza-tetto.
Sono davvero bizzarri il sistema giudiziario e l’idea stessa della giustizia in Italia. A Viterbo una ragazza uscita piena di lividi da un “circolo” è costretta a dimostrare che il “rapporto” con i suoi violentatori non è stato “consenziente”; dovrà difendersi davanti ai giudici un cardinale che a Roma ha riallacciato la corrente elettrica alle case di centinaia di persone abitanti in uno stabile occupato privo della luce e dei riscaldamenti; i giovani partigiani italiani, che in Siria combattono al fianco dei curdi contro l’Isis, sono trattati come criminali; il sindaco di Riace è esiliato fuori dal suo Comune perché ha osato estromettere la ‘ndrangheta dagli appalti sulla raccolta dei rifiuti e nell’accogliere centinaia di rifugiati ha dimenticato di collezionare scartoffie; un’insegnante di Palermo è privata della cattedra e dello stipendio perché istruisce i propri alunni nello studio critico dell’attualità e della storia, senza censurarli quando esprimono le loro libere opinioni; a Genova un giornalista pestato dalla polizia durante un presidio antifascista deve giustificarsi perché invece di appisolarsi davanti a un monitor ha scelto di documentare i fatti dal vivo.
Intanto, è necessaria addirittura una legge ad hoc – mai realmente approvata – per consentire ai tribunali di processare i vertici dell’Ilva, responsabili della devastazione di Taranto e della morte di migliaia di persone uccise dal cancro.
In questo mondo alla rovescia, comunque, c’è spazio per la nemesi. Omettendo i controlli di legalità sulle truffe delle banche, sulle multinazionali che devastano l’ambiente e sfruttano milioni di esseri umani, le procure sono state – e sono – cani da guardia della globalizzazione neoliberista. Adesso però vengono ricambiate con la stessa moneta dal capitalismo finanziario che se ne fotte del loro servilismo e snobba i magistrati quando a fini investigativi, per questa o quella inchiesta su reati di minore entità, chiedono di accedere alle banche dati delle multinazionali colonizzatrici del web. A Bill Gates e Zuckerberg interessano il clickbaiting e la vendita dei nostri dati alle agenzie di profilazione. Cosa volete che gliene importi di un Pubblico ministero di un Paese di periferia come l’Italia, che reclama due minuti di confidenza?
Ecco perché chi si aspetta dai tribunali e dalle carceri la soluzione dei mali del Paese somiglia a quei fanatici seguaci di una fede perversa, che in ogni tempo e luogo, brandendo i simboli di qualsiasi religione, massacrano esseri umani in nome di Dio.
In un mondo così schiacciato e capovolto, dove chi è vittima di violenze e soprusi, o agisce nel giusto, deve difendersi dalla giustizia, poi possiamo farci beffe dei terrapiattisti?
Claudio Dionesalvi

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