«Fossi un giudice riaprirei il caso»

La pubblicazione di un libro sul caso Bergamini scuote le coscienze. Se l’autore del best seller, l’ex calciatore Carlo Petrini, voleva innescare una reazione a catena, ha già raggiunto un primo obiettivo. Sorpresa e anche qualche mugugno nell’ambiente calcistico cosentino. Solo padre Fedele Bisceglia non ha perso la calma, e ricorda addolorato, ma sereno, quelle tragiche giornate. Il francescano rievoca lo sfortunato Denis con paterno affetto.
Nell’inchiesta prodotta da Petrini si parla anche di Lei, che conosceva bene Donato. Come lo ricorda?
“Un ragazzo meraviglioso, allegro, stupendo. Una grande promessa del Cosenza Calcio. Insomma, un amico. All’epoca, fungevo da padre spirituale. E quindi portavo sempre con me i calciatori in chiesa e nei conventi. Veniva pure in curva. Una volta fu squalificato e assistette alla partita in mezzo agli ultrà. Vincemmo. Lo presi in braccio come un trofeo e lo elevai al cielo. È un’immagine passata alla storia. La nostra storia, si intende”.
Non c’erano ombre nella sua personalità?
“Aveva i problemi tipici dell’età che viveva. Ma per il resto, Donato era pieno di gioia. Una gioia di vivere. Giocavamo. Ci allenavamo insieme. Io in porta, e lui batteva i rigori. L’ultimo anno il Parma lo corteggiava, ma scelse Cosenza. Amava troppo questa città”.
Petrini riproduce alcune testimonianze che descrivono un Bergamini inedito. Playboy e amico di persone poco raccomandabili. È d’accordo?
 “Nella vita privata non sono entrato, in genere non mi piace farlo”.
E dell’autore del libro cosa pensa?
“Lo conosco. Ha il coraggio di sollevare tante questioni scottanti sul calcio. Nel lavoro precedente a questo, ha citato fonti importanti. Per quanto riguarda la vicenda di Bergamini, Petrini è riuscito ad affondare il coltello, come si dice, nella ferita. Dalle sue ricerche è emerso un quadro agghiacciante. Non ho gli strumenti per confermare o smentire ciò che ha scritto”.
In quelle 150 pagine si allude ad un ambiente sportivo carico di veleni. Oggi, cosa è cambiato?
“Tutto. Niente è come prima. Ad iniziare da noi tifosi. Il calcio è un gioco miliardario. La gente lo sa benissimo. Nessuno, giustamente, è disposto a combattere per dei colori, quando poi dietro di essi ci sono dei manager che hanno solo intenzione di arricchirsi. Ogni tifoseria ne è consapevole. Se pensiamo che un giocatore è comprato o venduto per 160 miliardi, e confrontiamo questo dato con la realtà che viviamo al sud, la passione per una squadra appare più folle di prima”.
Se lei fosse un giudice, riaprirebbe il caso Bergamini?
“Sì, lo farei. Ma non sono un giudice. La vera giustizia l’avremo solo in Dio. Eppure, nonostante la nostra umana difficoltà a chiarirci le idee, dobbiamo sforzarci sempre di aprire, chiudere e riaprire. Il fatto stesso che di questa storia si continui a parlare e che sia stato scritto un libro, mi fa enorme piacere. Più luce si fa, meglio è. Tuttavia, non possono giudicare, perché lo ribadisco: non ho i mezzi”.
È ancora in contatto con la famiglia di Donato?
“Certo. Sono persone oneste e buone. Con il papà, per motivi sacerdotali, ci sentiamo a Natale e a Pasqua. Mi dice che, prima di morire, vorrebbe riportare suo figlio pulito. Credo che questa frase riveli una grande amarezza. Forse ritiene che la morte del figliolo non sia stata pulita, ma sporca. Con la riapertura del caso, saremmo tutti tranquilli e sereni. La verità emergerà di nuovo. Se si è trattato di suicidio, oppure di altro”.
Ha previsto di dedicare uno spazio a Donato Bergamini nella nuova Oasi francescana, che lei sta realizzando?
“Sì, perché tutti noi portiamo sempre nel cuore sia Denis che Massimiliano Catena, l’altro sfortunato calciatore rossoblù scomparso prematuramente. Se stiamo costruendo una struttura che costa oltre due miliardi e mezzo, lo dobbiamo anche al mondo dello sport. Le colonne si innalzano e padre Fedele sprofonda nei debiti, ma con la bontà dei cosentini e l’aiuto di Bergamini e Catena che ci guardano dal cielo, faremo anche questo importantissimo gol”.
Claudio Dionesalvi
Il Quotidiano, 3 ottobre 2001

No Comments Yet.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *