Pedagogia dell’antimafia presenta Lettere Minuscole di Claudio Dionesalvi

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Nuova iniziativa dell’insegnamento universitario di Pedagogia dell’Antimafia attivo presso il dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria. Domani, mercoledì 6 dicembre, alle 14.15 presso l’University club, gli studenti e le studentesse di Scienze dell’Educazione dell’Unical incontreranno Claudio Dionesalvi, docente e giornalista de Il Manifesto, per discutere la sua ultima fatica letteraria “Lettere minuscole” e la scrittura della resistenza tra memoria e impegno civile. L’incontro si aprirà con l’introduzione di Giancarlo Costabile, titolare dell’insegnamento di antimafia. L’evento è patrocinato da Barbiana 2040, rete nazionale di scuole dedicata all’attualizzazione della metodologia didattica di don Milani. L’intellettuale cosentino sarà, infine, premiato per la sua attività pedagogica rivolta all’inclusione e alla costruzione delle idealità di eguaglianza proprie della Costituzione repubblicana.
«Claudio Dionesalvi – dichiara Giancarlo Costabile – costituisce un punto di riferimento per tutti coloro che guardano alla pratica educativa quale luogo di affermazione per una pedagogia critica del cambiamento sociale. L’impegno culturale del professore Dionesalvi e la sua grammatica pedagogica rappresentano – conclude Costabile – un patrimonio di concetti e schemi didattici di grande importanza per ripensare dal basso il ruolo e la funzione dell’istruzione pubblica.»
Il libro
Un ragazzo ritrova alcune lettere, mai consegnate, di soldati italiani della Seconda guerra mondiale.
Incuriosito, decide di ripercorrere le storie dei militi che le scrissero e la vita del postino che avrebbe dovuto recapitarle. La sua ricerca lo condurrà a incontrare bizzarri personaggi e a compiere un viaggio dentro sé stesso e la propria storia familiare, sospeso tra la guerra e l’amore di ieri e oggi.
Incipit del romanzo
Tutti lo chiamavano Accio, ma Pagliaccio era il suo vero soprannome. Glielo aveva appioppato il fratello, senza malizia, per quel suo carattere allegro e giocoso che aveva sin da bambino. Il fratello di Accio, l’unico che aveva, era morto da qualche settimana, consumato da una brusca malattia. E lui non riusciva a darsi pace. Vagava da solo per le montagne, passeggiava irrequieto sulle spiagge, rifuggiva gli abbracci di amici e parenti. All’improvviso, tutto gli appariva inutile, qualsiasi rapporto umano sembrava destinata a svanire, inghiottito da malanni e incidenti.
Il Quotidiano del Sud, 6 dicembre 2023

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