«Non c’è new economy senza tutela della privacy»

Modi gentili e andatura felpata, conditi da una sottile cadenza arbëreshe cosentina. Il Garante della privacy Stefano Rodotà, partecipa ad un convegno promosso dall’Associazione Mogli Medici Italiani e ne approfitta per fare una rimpatriata in terra bruzia.
“Sanità e privacy”, questo il tema della sua relazione.
Professore Rodotà, è stato invitato a parlare di una materia molto delicata…
«Sì, come previsto già dalla legge (ma non ce ne sarebbe bisogno), questo è un fatto di comune percezione. I dati sulla salute sono quelli più delicati. Perché le persone non vogliono che si conoscano, e perché possono creare molte discriminazioni, anche pesanti».
Quali sono le categorie sociali più esposte alla violazione della privacy?
«Siamo intervenuti molte volte in materia di diffusione di informazioni su persone che sono malate di Aids. Veniva addirittura indicato su bonifici bancari, su documenti che circolavano in uffici amministrativi, senza che di questo vi fosse assolutamente bisogno. Siamo intervenuti anche per ciò che riguarda le ricette mediche, per garantire la riservatezza delle persone. C’è una particolare rilevanza dei dati che la legge attribuisce a queste informazioni, una protezione specifica, ed è un settore nel quale abbiamo lavorato con intensità, anche perché le reazioni dell’opinione pubblica sono molto acute. Se noi non rispondiamo tempestivamente a chi  fa legittime richieste in questa materia, gli interessati reagiscono in modo molto deciso».
Che tipo di iniziative sono in programma?
«Stiamo lavorando per l’applicazione di un codice deontologico che sarà concordato tra l’Autorità, il ministero della Sanità e le organizzazioni di settore, per mettere ulteriormente a punto le norme di tutela».
Esistono nodi teorici da sciogliere nell’imminenza?
«C’è un aspetto molto delicato, che è la carta sanitaria elettronica. Si dovrà stabilire quali dati verranno inseriti obbligatoriamente sulla carta, e quali invece potrà far inserire a suo giudizio l’interessato. E soprattutto: chi potrà avere conoscenza di questi dati».
A quale stadio di applicazione è giunta la normativa sulla privacy?
«La legge è entrata in circolo. Presenteremo all’inizio di maggio la relazione in parlamento. In tre anni, il nostro ufficio ha ricevuto più di 80mila richieste formali. Un risultato che non può essere neanche paragonato con gli altri Paesi. È evidente che nell’opinione pubblica c’è un grado molto forte di penetrazione della percezione della legge»
La rapidità dello sviluppo tecnologico apre nuove questioni?
«Sì, sono quelle relative agli abusi attuati dalla pubblica amministrazione e dalle imprese. Questo problema introduce un dibattito di grande attualità: internet e la privacy. La rete è uno strumento straordinario per avere beni e servizi, ma naturalmente si cedono informazioni, ed è possibile seguire i percorsi che ciascuno fa al suo interno. Tutte queste informazioni sono utilizzate al di là del rapporto che l’individuo sceglie di istituire».
Quali sono i rischi connessi alle nuove forme di violazione della privacy?
«L’obiettivo è garantire che i dati non siano utilizzati per finalità ulteriori, ma vengano messi sul mercato, non si facciano circolare ad insaputa dei diretti interessati, o contro la loro volontà. Una serie di inchieste fatte negli Usa, dove l’uso di internet e la new economy sono più sviluppati, dimostrano che la prima preoccupazione dei consumatori americani è la tutela della privacy. Se non si risolve il problema, ci sono anche forti rischi di deprimere questo settore dell’economia».
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 30 marzo 2000 

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