Dionesalvi: «Ecco cos’è cambiato da allora»

COSENZA- In sei anni di cose ne sono cambiate. Sembra essersi chiuso un ciclo se al governo c’è di nuovo Berlusconi e il G8 fa ancora parlare non tanto per ciò che propose ma per sentenze discusse come quella sulle violenze della scuola Diaz. «Sentenza come quella sulle violenze nella scuola Diaz – dice Claudio Dionesalvi, attivista e insegnante cosentino coinvolto nell’inchiesta no global – confermano che c’è una grave questione ancora aperta all’interno delle forze di polizia in Italia. Quindi, almeno in questo caso, non c’era da aspettarsi giustizia. Non è mai accaduto nella storia italiana che lo Stato abbia riconosciuto le proprie nefandezze. L’importante è che, grazie ai mediattivisti, tutti siano venuti a conoscenza delle torture inflitte a persone inermi da uomini che indossano la divisa».
Dalla notte degli arresti ad oggi, come pensa sia cambiata la città, e la regione, che abbracciò i manifestanti provenienti da tutta Italia? Si vive un nuovo periodo di “riflusso”?
«In questi anni la città è stata aggredita da una normalizzazione coercitiva. La chiesa, i partiti ed i settori delle istituzioni hanno lavorato per affievolire la potenza di una Cosenza da sempre laica, socialista (nel senso antico del termine) e ribelle. Ogni giorno siamo spettatori allibiti del degrado civile, culturale ed ambientale in cui è sprofondata. Nonostante questa “regressione”, Cosenza è ancora in piedi. Esistono tantissime esperienze sociali autonome che contribuiscono a renderla viva. Dovrebbero decidersi a mettersi in rete. Anche nel resto della Calabria si muovono fermenti interessanti, soprattutto nel campo della cooperazione sociale».
In mezzo c’è un governo di centrosinistra, Caruso in Parlamento, altri cortei a Cosenza e altre udienze, ora l’Onda.
«Per quanto riguarda la nostra vicenda giudiziaria, l’abbraccio collettivo che ci strinse il 23 novembre del 2002 non si è mai estinto. Non dimentichiamo che altri due cortei formati da migliaia di uomini e donne hanno percorso le vie cittadine sia nel 2004 sia nello scorso febbraio, a sostegno dei 13 imputati. E quando la Corte d’Assise ci ha assolto, tantissimi Calabresi hanno festeggiato. È stata la vittoria dell’umanità sulla nuova Inquisizione.
Il governo Prodi? Si è trattato di un esecutivo neoliberista, pervaso da un’idolatria nei confronti del mercato deregolamentato, indifferente ai problemi dei migranti e della scuola incapace di migliorare i servizi. Nessuna misura reale a sostegno dei disoccupati; rinnovato impegno nei teatri di guerra globale. Non ha fatto niente per i diritti civili. Se questo è il “centrosinistra”… oggi, il movimento studentesco dell’Onda rappresenta una boccata d’ossigeno per la democrazia, una delle esperienze più interessanti dell’ultimo decennio”.
Che rapporto ha quel movimento con le proteste anti-Gelmini? Campennì era tra i rappresentanti dell’Unical alla manifestazione di Roma della settimana scorsa, lei cosa ne pensa degli studenti del 2008? È vero che è apolitico o dissentire è già di per sé politica, come sostiene qualcuno?
«Io sono con loro. Ho partecipato ad alcune manifestazioni degli universitari e sono stato felice di accogliere l’invito ad intervenire nelle assemblee dei ragazzi delle scuole occupate. Aderisco a tutti gli scioperi contro questa non-riforma e sul posto di lavoro, insieme ad altri colleghi insegnanti stiamo lottando contro i provvedimenti che dal 1997 ad oggi hanno trasformato le scuole pubbliche in aziende ed ipermercati. Antonino è per me un fratello come tutti gli altri compagni e le compagne che furono arrestati insieme a me quella notte. Quest’Onda eredita dai movimenti del ciclo di lotte 99-2001 tante caratteristiche. Ha allontanato i partiti, almeno su un piano simbolico. È chiaro che fa politica, perché la democrazia è solo nelle lotte, non è mai nei consigli comunali o nelle stanze dei partiti dove si pensa solo al proprio tornaconto. Come noi, l’Onda protesta, ma lancia anche proposte. Usa le reti su internet, produce mass media indipendenti, forse le manca ancora un immaginario musicale ed artistico, ma è solo questione di tempo. Negli anni ’90 scendevano in piazza ed occupavamo gli spazi sociali, ballando la musica della 99 Posse, degli Assalti Frontali e di tante altre band che in quei luoghi e tempi si originarono. Spero che anche questa generazione, nelle arti abbia “una sua costituzione”».
Cosa può fare questo movimento per crescere?
«Camminare con gambe proprie. Non lasciarsi abbattere dagli slogan che gli esperti di comunicazione vendono a Berlusconi, alla sua banda ed ai suoi giornali. Per esempio, questa storia del movimento che sarebbe “dalla parte dei baroni” è una boiata. Un movimento che si oppone alla privatizzazione del sapere ed alla mortificazione della didattica è per definizione antifeudale. Il brigantaggio è stata una delle manifestazioni più dignitose e giusta nella storia della nostra terra. Eppure, se proprio vogliamo restare su un piano metaforico, al fianco dei briganti, lottavano preti e baroni. Ma non per questo motivo i briganti rinunciarono a resistere! Il movimento studentesco, soprattutto in Calabria, potrebbe avere un ruolo importante. Allargare il conflitto con i partiti e le istituzioni, mandare a casa queste facce horror che si pappano i fondi europei, dicono di essere “contro la mafia”, ma poi sono i veri mafiosi perché fondano il proprio potere sulla disperazione della gente che non trova lavoro. L’Onda dovrebbe stare alla larga dal rischio di una deriva corporativa. Cioè non si può pensare che l’unico problema sia la “Gelmini”. Sperimentare, quindi, come ha fatto sinora, forme di autonomia e conflitto, andando in giro ad ascoltare i precari, i migranti, gli sfruttati, i ragazzi dei quartieri delle nostre città».
Eugenio Furia
Calabria Ora, 23 novembre 2008

No Comments Yet.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *