Pronto a rifare tutto

Cinquant’anni di reclusione richiesti per 13 imputati, nel processo al Sud ribelle. Tra i «sovversivi» anche Claudio Dionesalvi, insegnante da sempre impegnato nel sociale, indicato nel pm Fiordalisi come una delle cellule che avrebbero costituito un movimento, interno al movimento stesso, con lo scopo di sovvertire l’ordinamento repubblicano, e che ora rischia due anni e mezzo di carcere, più uno di libertà vigilata, e la pericolosità sociale.
L’impianto accusatorio però coinvolge tutti voi in crimini commessi contro l’ordinamento democratico. Ma è davvero così?
Siamo sempre stati contro questa globalizzazione. Contro il G8 pure. Anche contro i poteri costituiti. Non capisco però come si possano considerare antidemocratici i movimenti dell’ultimo decennio, visto che sono gli unici portatori di vera democrazia.
Ci sono analogie fra quello che Fiordalisi definisce il «sud ribelle» e la minoranza che è riuscita a mettere a ferro e fuoco Genova?
No, lui sostiene che noi avremmo formato un gruppo nel gruppo, una specie di cellula occulta che avrebbe operato alle spalle degli stessi compagni. Il sud ribelle c’entra poco e niente. Lo ha pure detto nella sua requisitoria. Non credo ci siano «minoranze che hanno messo a ferro e fuoco Genova». Forse ti riferisci alla polizia, ai carabinieri ed ai baschi verdi della guardia di finanza.
Anche a Rostock il movimento ha messo da parte la violenza per concentrarsi sulla protesta contro le politiche dei grandi della Terra. Solo in Italia, però, si sentono ancore accuse di questo genere contro dei manifestanti. Cosa succede in questo paese?
A Rostock non ho avuto la fortuna di esserci, ma penso sia avvenuto il contrario: le pratiche di radicalità politica e sociale si sono allargate alla totalità del movimento. In Italia si stanno alternando governi illiberali che sguinzagliano magistrati in carriera contro le lotte sociali. L’ultimo assurdo caso qualche giorno fa: 13 compagni di Firenze sono stati condannati a sette anni di carcere per essersi opposti alla spedizione dalemiana in Kosovo.
Cosa ti aspetti di questo processo?
Un’assoluzione per tutti. Mancano gli elementi costitutivi di reato. Ma non bisogna abbassare mai la guardia. I tribunali italiani sono pieni di esaltati.
Ci sono delle azioni che oggi reputi avventate e che non rifaresti, o ritieni che non ci sia stata alcuna azione «sovversiva dell’ordine costituito»
Rifarei tutto quello che fatto. Direi e scriverei tutto ciò che ho detto e scritto. Fiordalisi si basa su intercettazioni in cui noi esprimiamo semplici opinioni. Ed ancora articoli pubblicati sul giornale, comunicati ed altro materiale visionabile da chiunque. Nel fascicolo ha inserito tutto il lavoro svolto dalla digos di Cosenza negli ultimi 13 anni.
Anche per l’onorevole Caruso richiesti 6 anni. Oggi in che rapporti siete con la politica?
Non mi occupo di «partitica». Preferisco la politica dal basso. Le riunioni intergruppi, i partiti, le strutture, i collettivi, sono sempre stati distanti da me. Ed io da loro. Preferisco parole come comunità, comitiva, autonomia… Però non mi sento di giudicare tanti compagni e compagne che hanno scelto di stare in un partito per costruire un’altra società.
Il movimento a Cosenza esiste ancora?
A Cosenza negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un rifiorire di circoscritte ma interessanti situazioni di conflitto sociale: la lotta per la casa, l’occupazione di un nuovo spazio in centro, la presenza attiva dei compagni su questioni sociali importanti come il «caso Rumeni». La nostra forza, comunque, rimangono le esperienze che già funzionano. I centri sociali, la radio, la presenza nei quartieri.
Luigi Politano
il manifesto, 3 febbraio 2008

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