Mancini vuole chiarezza

Forum de Il Domani con Giacomo Mancini, Roberto Bartolini, Emilio Viafora, Guido Talarico. Venerdì 16 ottobre 1998
Abbiamo invitato i protagonisti del recente dibattito sul finanziamento di 600 miliardi all’Università della Calabria, perché crediamo che i mezzi di informazione abbiano un ruolo importante nella costruzione della democrazia.
La prima domanda all’onorevole Mancini. Come nasce il rapporto tra l’Unical e l’impresa di costruzioni Bonifati?
“Prima di rispondere, voglio essere sincero: mi dispiace molto che l’università, che è molto attiva nel mondo della stampa, non sia intervenuta in questo mattino. Il Rettore, o un suo rappresentante, avrebbero dovuto avvisarci della loro indisponibilità. Mi auguro che presto si facciano vivi, perché è bene che si apra un dibattito allargato ad altre questioni. Trovo giusta la proposta avanzata dall’onorevole Oliverio, perché l’università non è solo cosentina”.
Secondo lei, quali e quanti sono i soggetti che devono partecipare alla discussione?
“Sono tanti, ma non tutti. Per esempio, il signor Arcivescovo non è un soggetto politico. Siamo tutti contenti che si interessi di questa struttura, però sarebbe bene che intervenissero i soggetti deputati a farlo. E quindi le organizzazioni sindacali e gli altri protagonisti della storia dell’Unical. Io credo di essere l’unico vivente ad aver svolto un ruolo. Ripeto, voglio capire per quale ragione il Rettore non sia venuto, perché altrimenti si rischia di fare un dibattito senza il soggetto”.
Emilio Viafora, qual è il suo punto di vista?
“Non mi aspettavo che il Rettore si sottraesse ad un confronto tra persone civili. Lo considero un elemento negativo, perché è culturalmente sbagliato. Alimenta una serie di congetture e conferma un elemento capzioso, usato nella polemica: sembra che chiunque voglia discutere, è contro il finanziamento. Negli anni passati, chi voleva discutere sulla qualità degli interventi, veniva additato come nemico della Calabria”.
Signor Sindaco, quando ha saputo che il governo ha stanziato i 600 miliardi per il Campus?
“In occasione del dibattito alla festa de l’Unità. E’ stato il sottosegretario Sales ad annunciarlo e io ho espresso subito la mia opinione, così come ho fatto negli ultimi anni. Ho dedicato molte pagine all’università e ho assunto alcuni impegni”.
In cosa consiste il suo contributo?
“Come sindaco di Cosenza, ho promesso che daremo cinquecento milioni all’anno per la ricerca. E guardate che per noi è un sacrificio notevole. Inoltre, tra pochi giorni consegneremo gratuitamente l’ex albergo “Bologna” all’università e anche la vecchia stazione sarà data agli studenti, che devono avere un punto di riferimento in città”.
Oltre ad essere uno dei padri dell’università, ora lei sta facendo gesti concreti…
“Sì, non voglio diplomi, ma certe manifestazioni di scortesia mi turbano. Adesso, però, mi preme chiamare gli amministratori a dire che cosa è avvenuto in questi anni. Non sappiamo come sono stati fatti gli appalti. Sono abituato ai controlli del Coreco ed è giusto che anche gli altri si sottopongano a verifiche”.
A cosa si riferisce?
“Per esempio a Vittorio Gregotti che ha ideato la struttura di Arcavacata. Ho portato con me un suo scritto del 1982, in cui l’architetto racconta il suo progetto e fa una denuncia. Afferma che la ditta costruttrice non gli ha permesso di entrare nel cantiere, perché la direzione dei lavori era stata ormai affidata all’ufficio tecnico dell’università. Gregotti potrebbe oggi spiegarci quali erano le sue idee. È chiaro che in venti anni possono essere avvenute correzioni, ma il contributo del progettista potrebbe rivelarsi utile”.
Emilio Viafora, quali sono gli ostacoli ad un dibattito sereno?
“Non vorrei che si affermasse una cultura, in cui l’autonomia che bisogna garantire all’università venisse considerata come separatezza dal resto della società. Sarebbe un grave errore. Al contrario, nella nuova situazione c’è bisogno di un sistema di relazioni con le istituzioni”
Cosa pensa il primo cittadino delle polemiche avvenute negli ultimi giorni? 
“Non ho fatto polemica con nessuno, ma voglio che a due anni dall’entrata nel terzo millennio, a Cosenza si possa discutere senza dividersi in inutili fazioni e brandire scimitarre”.
Emilio Viafora, cosa è cambiato nell’università?
“Il rapporto tra quanti si fa all’interno e la gestione è un elemento che caratterizzerà la possibilità di un esercizio reale del diritto allo studio. Se si spende per attrezzare  gli spazi, bisogna poi sottrarre fondi ad altri settori. Inoltre, oggi non abbiamo più una sola università in Calabria, ma almeno tre e non bisogna sottovalutare due fatti: per la prima volta le domande di ammissione sono più basse dei posti messi a disposizione. Inoltre la frequenza è sempre più “cosentina”.
Questo da cosa dipende?
“Non dipende dalla quantità di metri cubi a disposizione degli studenti, ma dal potenziamento della ricerca e dalle precarie condizioni in cui si trovano ad operare i docenti. Da una parte, all’interno dell’università si sono consolidati rapporti economici ed organizzativi, senza che nessuno ci mettesse il naso dentro, dall’altra, l’Unical non ha avuto una funzione di stimolo e critica sui processi politici e sociali della Calabria”.
Professor Bartolini, cosa ne pensa del dibattito che si è scatenato negli ultimi mesi?
“Bisogna uscire dalle semplificazioni. Qui non si tratta di accogliere o respingere il finanziamento, né tantomeno di categorie personalistiche. Il problema è la qualificazione del finanziamento”.
A chi giova il “muro contro muro”?
“A nessuno. Nell’ultimo senato accademico, il Rettore ha detto che un rapporto con l’esterno non può esistere, perché in questo atteggiamento di critica vede una sorta di ingerenza nella secolare autonomia dell’università”.
Può ripercorrere la storia di questo finanziamento? 
“Fino ad oggi, per il progetto Gregotti, dall’81 al ‘97 sono stati finanziati 608 miliardi. L’8 agosto del ’96 è stata presentata una carta al Cipe, per il completamento del progetto in prima priorità. La seconda erano gli alloggi e la terza gli impianti sportivi. Come docente, quando vedo che rispetto alla programmazione viene assegnata priorità agli impianti sportivi, capisco che qualcuno mostra di avere del potere. Intanto, il professor Giannattasio ha rielaborato il piano particolareggiato, che è stato poi approvato dall’università”.
Da quale organo?
“È stato approvato dai direttori di dipartimento, che nell’ottobre del ’96 hanno dichiarato che non si deve presentare alcun progetto per dar seguito a quel piano, finché non sarà rivista la concessione (Alla Bonifati –Ndr). Bisogna considerare che il dominio delle concessioni, nel ’91, ha avuto una modifica legislativa, che non è stata recepita”.
Vuole spiegarci di cosa si tratta?
“Nella nuova normativa, non sono previste le revisioni prezzi. Invece, in questa concessione sono ancora previste e questo, per il momento, ha fatto differenze di alcune decine di miliardi”.
Vuole spiegarsi meglio?
“Sì, nei finanziamenti c’era una quota destinata alla ricerca, che è stata riassorbita per il 95% dalle revisioni prezzi”.
Un’ultima battuta sul futuro…
“L’Unical è stata programmata per la Calabria e avrebbe dovuto ospitare 40mila studenti. Oggi, questa diventa una follia, perché le università sono diventate tre e non possiamo far finta che non esistano. Dobbiamo adeguarci agli standard europei, cioè uno studente deve laurearsi in meno tempo possibile. E l’importante è che la didattica investa il territorio. È inutile accentrare tutto”.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 16 ottobre 1998

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