Vandana Shiva: il rischio del fascismo, l’high-tech e la vittoria su Novartis

“Se questa crisi va avanti rischiamo di trovarci in pieno fascismo”: non usa mezzi termini Vandana Shiva, attivista per la difesa dell’ambiente, indiana, che auspica anche una condivisione dei saperi high-tech. È passata dalla Calabria perché l’università di Arcavacata le ha conferito la laurea honoris causa in Scienze dell’alimentazione. Il pomeriggio prima della cerimonia è occasione per l’incontro con la docente Laura Corradi e qualche centinaio di studenti in un dibattito promosso dal collettivo Ateneo Controverso a sostegno della campagna Navdanya per la banca dei semi, con la collaborazione del locale Gruppo d’Acquisto solidale.
Dopo un abbraccio molto caloroso, dal pubblico parte una raffica di domande. Quando le chiedono se esista una questione di genere a tutte le latitudini del mondo, la filosofa indiana risponde come sempre con linguaggio semplice ma efficace: “c’è un problema ovunque esista il patriarcato”.
E aggiunge: “secondo un vecchio pregiudizio, il nuovo patriarcato neoliberista ci avrebbe liberato da quello arcaico. Invece no, si sono coalizzati”. Paragona l’egemonia del maschio ad un recente virus, quello d’origine cinese, l’N1H1: “ne esiste una variante in grado di contaminare gli animali, e una per le persone. Quindi l’unico modo per combatterlo, è rispettare tutti gli esseri viventi, a partire proprio dagli animali”.
La discussione si allarga all’analisi della situazione economica globale: “se questa crisi va avanti, rischiamo di ritrovarci in pieno fascismo”.
Tra le possibili vie d’uscita, un nuovo rapporto con la conoscenza: un ruolo importante spetta al possibile uso condiviso della tecnologia “che non può essere usata per fare i bulli con le differenti popolazioni che abitano il pianeta”.
Il tono di voce diventa più caldo quando il confronto tocca la questione del ruolo delle multinazionali. È dei giorni scorsi la sconfitta della casa farmaceutica Novartis che ha perso la battaglia legale sulla brevettabilità del farmaco antitumorale Glivec. La suprema corte indiana ritiene infatti che la molecola possa e debba essere riprodotta a costi sostenibili.
Vandana Shiva ribadisce che i movimenti sociali in difesa dei beni comuni “non permetteranno alla Novartis di disfare una normativa ottenuta grazie alla pressione che è stata esercitata dal basso. Le multinazionali stanno cercando di prendersi i meriti di qualcosa che è stato fatto anni prima in India, e vogliono far pagare i farmaci dieci volte di più del costo effettivo. È uno stratagemma che usano spesso: prendono qualcosa che è stato già inventato, fanno un piccolo cambiamento e poi vogliono imporre il brevetto”.
E se il rapporto tra democrazia e questioni scientifiche non può essere relegato in stanze chiuse, perché “la democrazia è una pratica di tutti e tutte”, a chi le chiede in cosa consista per lei la democrazia, risponde con animo sereno: “Quando si fa la cosa giusta per se stesso e per il mondo, quello è già un risultato”.
Claudio Dionesalvi
www.manifestiamo.eu  aprile 2013

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