Salerno-Reggio: divieto d’accesso

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La Salerno- Reggio Calabria, autostrada incompiuta, autostrada maledetta. E ora la maledizione si accanisce anche sulle arterie parallele. C’era una volta una strada che collegava la A3 all’alto Jonio calabrese. Poi a qualcuno è venuto in mente di buttarla giù e costruirne un’altra “più ampia e confortevole”. Adesso la strada non c’è più. Al suo posto riposa un cantiere fantasma e per andare dalla A3 alla Jonica bisogna percorrere stradine impervie e non asfaltate. In gergo sindacale si dice: “attività di esecuzione ferme. Opera che rischia di non essere terminata”. Dal 13 novembre scorso il cantiere è deserto. Mistero sulle cause del blocco. Nessuna comunicazione ufficiale è arrivata da Vidoni spa, la società impegnata nel cantiere. E pensare che la SS 534 Sibari-Stombi doveva essere la prima opera pubblica virtuosa della storia di Calabria, interamente finanziata dall’Ue, subappaltata solo per il 3%, con tanto di protocollo sulla legalità firmato da Anas, impresa e sindacati. L’appalto fu aggiudicato nel 2012 all’Associazione Temporanea d’Impresa Vidoni-Grecale. Esecutore per conto del soggetto vincitore avrebbe dovuto essere il Consorzio Firmo-Sibari. Ma è già saltata la prima scadenza del 31 dicembre 2015. E se a marzo 2017 l’opera non sarà rendicontata, i soldi torneranno a Bruxelles. La realizzazione della grossa bretella procedeva spedita, ma improvvisamente Vidoni ha cessato di operare. Nell’autunno scorso coinvolta nell’inchiesta Dama Nera sul presunto sistema di tangenti che avrebbe condizionato l’ammodernamento della A3, si è difesa accusando Anas: “Ci deve 83 milioni”. Anas ribatte addossando la colpa alle difficoltà finanziarie di Vidoni e paventando la risoluzione del contratto. Ma forse l’inchiesta Dama nera c’entra poco o niente con questa storia. Le vere motivazioni sarebbero da ricercare piuttosto nel ribasso d’asta del 40 per cento e nei ritardi burocratici per la rimozione delle cosiddette “interferenze”: infrastrutture e tralicci di Ferrovie dello Stato, Consorzio di Bonifica, Enel e Terna. Ostacoli notevoli deriverebbero pure dalle caratteristiche del territorio: la Sibaritide è una palude bonificata che continua a “fare acqua” da tutte le parti. Così centoventuno operai restano a casa, altrettanti sono inattivi tra vigilanti e maestranze indirette, i fornitori di materiale edile avanzano cifre esorbitanti. Antonio Di Franco, segretario generale della Fillea-Cgil, ha le idee chiare: “Sarebbe paradossale che si perdessero i finanziamenti europei su questa opera. Anas, impresa ed istituzioni devono chiarirci cosa vogliono farne. Il sindacato e i lavoratori sono pronti a proseguire nella loro opera fino in fondo; sarebbe un peccato disperdere l’ottima contrattazione messa in campo dalle parti sociali”. Il tavolo di trattativa tra Anas e Vidoni è saltato e, intanto, numerosi comuni nevralgici per il turismo, come Cassano, Villapiana e Trebisacce, rimangono tagliati fuori dai principali collegamenti stradali. Mentre gli operai scalpitano. E preparano dure forme di lotta.
Claudio Dionesalvi- Silvio Messinetti
il manifesto, 13 febbraio 2016

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