A2, l’autostrada dei birilli

Poco più di un anno fa il governo Gentiloni bagnò con lo champagne il “completamento” dei lavori sulla Salerno Reggio-Calabria. Talmente intensa era l’euforia che decisero persino di ribattezzarla: non più A3, ma A2, autostrada del Mediterraneo. Dalle pagine de “il manifesto” Silvio Messinetti faceva notare che di autostrada ha ben poco e che l’inaugurazione era solo un atto di propaganda.  L’ANAS replicava stizzita. E lanciava un roboante spot televisivo in cui il grande Giancarlo Giannini magnificava questa strada dove “ogni viaggio è una scoperta”. «La Salerno-Reggio Calabria era una storia che dovevamo cambiare, credo sia cambiata rapidissimamente», aggiungeva il ministro dei trasporti Graziano Delrio.
In effetti non appare malvagia l’idea di porre fine agli eterni cantieri di ammodernamento che in trent’anni sono serviti solo a foraggiare le imprese edili multinazionali del nord e le ‘ndrine nostrane, provocando incidenti, lutti, disagi e ritardi a milioni di automobilisti diretti a sud. Il problema adesso è che restano aperti i cantieri della “manutenzione”. Da Cosenza a Vibo è una via crucis di deviazioni, riduzioni a carreggiata unica, code, restringimenti e soprattutto birilli. Sì, birilli, quelli sono l’unico vero elemento distintivo che non ha mai abbandonato l’ex A3 nel tratto centrale della Calabria. Tra il continuo rifacimento della pavimentazione straziata dal ghiaccio, le drastiche riduzioni del limite di velocità, il risanamento dei viadotti, la posa in opera di moderne barriere di sicurezza e nuovi impianti di illuminazione, sembra di viaggiare in un monotono e rallentato videogame. Gli esperti fanno notare che avrebbe sbagliato in origine chi progettò il passaggio dell’autostrada da quelle zone a sud di Cosenza. “È un tratto accidentato e il territorio non si presta”, dicono i geologi. Qualcuno lo considera addirittura maledetto e ricorda tragedie come la frana che il 25 gennaio 2009 vi si abbatté, tra gli svincoli di Rogliano e Grimaldi, travolgendo un furgone sul quale viaggiava una squadra di calcetto di Catanzaro e uccidendo due dei passeggeri. E come dimenticare la trappola di neve che imprigionò per 10 ore tremila automobilisti tra Rogliano e San Mango d’Aquino il 19 gennaio 2016?
Improponibile dunque realizzare la terza corsia ed eventuali varianti di tracciato. Meglio chiudere i cantieri una volta per sempre.
Così quest’autostrada finisce per evocare la storia di un partito politico che nel corso degli anni, come l’A3, ha cambiato nome. Prima ha perso la lettera “P”, poi la “S”, infine ha recuperato la “P” ma senza la “S”. E man mano che il tempo passava, questo partito s’è ristretto, ridotto, ridimensionato fino a divenire rarefatto, esile, delimitato da sagome umane che paiono birilli.
Claudio Dionesalvi
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PS   a proposito di Anas, nuove strade e ammodernamenti, tra il Pollino e la Sibaritide si festeggia il primo anno di ritardo nella realizzazione della SS 534. I lavori sarebbero dovuti terminare nel marzo 2017. Dall’anno scorso è impegnata nel cantiere una nuova società che sta operando in maniera abbastanza rapida. Ma per quanti volessero ricostruire la travagliata storia di quest’altra infrastruttura:

Salerno-Reggio: divieto d’accesso

Tutti in coda per l’inaugurazione. E la chiamano autostrada

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