La mappa delle emergenze

Tre zeri sono tanti. Il numero 2000 evoca scenari di prosperità. Ma i problemi per il territorio cosentino restano concreti almeno quanto le aspettative. Amministratori locali e politici potrebbero inserire nel proprio calendario la voce “diritti negati”. Una per ogni mese dell’anno.
Pochi lo sanno, ma a Cosenza più di duecento famiglie fanno “la spesa” grazie al Banco alimentare. Portano cioè a casa pasta e carne iscrivendosi in apposite “liste di solidarietà” gestite da questa o quella associazione. Una volta per tutte, onde evitare speculazioni e sciacallaggio, sarebbe opportuno regolamentare questa rete di assistenza, magari creando forme di coordinamento dei Servizi sociali che attualmente difettano per lo scarso radicamento nei quartieri.
Aspettano una risposta le oltre cento famiglie rom di Gergeri e via Reggio Calabria. “I villaggi quando saranno costruiti?”, chiedono. I tempi per la realizzazione dei nuovi insediamenti, infatti, stanno slittando in modo preoccupante. La questione abitativa tormenta anche gli abitanti dei contrada Molara e Santa Lucia. Al vertice del problema: l’assegnazione delle case popolari. È noto che centinaia di famiglie aspettano la graduatoria definitiva da 15 anni e a dispetto delle promesse, la creatura cartacea non ha ancora visto la luce. I senza-casa di Santa Lucia sono quelli che se la passano peggio di tutti. Vivono parcheggiati in albergo. Le loro abitazioni nel centro storico sono state giudicate inagibili. Ma sinora nessuna soluzione concreta è stata prospettata. Dal 23 novembre scorso la loro vita quotidiana si svolge in una cameretta: servizi igienici, pasti, giochi dei bambini, riposo. Possibile che non ci sia un consigliere comunale disposto a spendere una parola per loro? Di questo passo, saranno costretti ad “occupare” le loro vecchie case fatiscenti. Eppure, su Santa Lucia i progetti di recupero non mancano.
E mentre i sogni di grandezza si sprecano anche sul fronte dell’edilizia scolastica, due licei scientifici e diversi altri istituti aspettano di avere un tetto. Ma pare che sulle aree in cui dovrebbero sorgere lo scientifico di Andreotta e il nuovo “Fermi” un telaio di interessi poco chiari prevalga sui bisogni degli studenti.
 Sempre a proposito di edilizia, i lavori di ammodernamento della A3 procedono, ma i problemi sono enormi. Per averne conferma è sufficiente fare una passeggiata nei cantieri. Misure di sicurezza: poche. Tempi di realizzazione: biblici.
Dal cemento armato alla carne umana: aspettano risposte gli operatori dell’Oasi francescana. La struttura ha bisogno del sostegno pubblico per essere ampliata. I recenti tragici fatti di cronaca evidenziano tutto il dramma di chi non può intervenire nel sociale senza avere a disposizione gli strumenti adeguati.
E uno spazio pubblico da gestire autonomamente rivendicano anche le comunità di migranti presenti in città. La loro situazione è resa più grave dal cattivo funzionamento delle strutture preposte alla concessione dei permessi di soggiorno.
Infine, l’odissea del commercio. Le piccole attività esistenti nella parte nuova della città sono al collasso. I commercianti maledicono gli ipermercati e si oppongono al progetto di isola pedonale. Sia loro che gli altri aspettano risposte politiche. Prima che le rivendicazioni si trasformino in emergenze.
Claudio Dionesalvi
Il Domani, 4 gennaio 2000

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