L’A.I.D.S. è un mito

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Provate a mettere insieme Manolo Muoio, cinque ragazzi con la vocazione del teatro, le femministe del centro sociale Gramna, qualche giovane sieropositivo e avrete una giornata di riflessione e dibattito sul fenomeno dell’A.I.D.S.. Così è stato nel febbraio scorso, quando le “Gramigne” streghe maligne”, ala estrema ed eretica del panorama femminile cittadino, hanno dato vita ad una rete di contatti tra associazioni che combattono i pregiudizi esistenti intorno alla malattia. Con loro la L.I.L.A. Calabria, recentemente protagonista di una clamorosa occupazione dell’ospedale mai attivato di Lamezia, e il “PROgetto POSitivo” di Cosenza, frutto del lavoro spontaneo di un gruppo di persone a contatto con il problema A.I.D.S.
Così ognuno ha detto la sua. Interessanti ed intelligenti i contributi di Nanni e Armida, che hanno allargato gli orizzonti mentali dei numerosi giovani partecipanti al dibattito. La sindrome da immunodeficienza è un problema che riguarda tutti, perché oggi colpisce tutti e non solo le “categorie a rischio”, inventate da certi media frettolosi e sadici. E tuttavia non sono opportune le ondate di paranoia collettiva, perché con le adeguate precauzioni l’A.I.D.S. è una malattia come tante altre. Gli interventi di LILA e PROPOS, rintuzzati dalle positive provocazioni di uno scatenato Pippo Macrina, hanno conferito vitalità ed energia alla parola d’ordine delle Gramigne: “Non ci sono soggetti  a rischio, ma solo comportamenti, non ci sono categorie pericolose, ma è pericoloso fare categorie”. E su questo tema si è discusso tanto, forse troppo. Bisogna scongiurare il rischio che i sieropositivi diventino fenomeni da società dello spettacolo, come i lanciatori di sassi dal cavalcavia, i pedofili e gli spericolati del sabato sera. Volete un film per racchiudere tutto? “Jonny Mnemonic”: storia postmoderna di un’epidemia che non può essere debellata, perché le multinazionali farmaceutiche hanno interessi così grossi, che preferiscono favorire la cura dei malati ma non la loro guarigione, quindi boicottano la diffusione della ricetta. Il soggetto di quel film è stato ispirato dalla fantasia letteraria ciberpunk, l’idea di una giornata autorganizzata sull’A.I.D.S. è stata ispirata invece dalla realtà quotidiana. E avreste dovuto vederli i ragazzi che hanno prodotto, dopo il dibattito al Gramna, la performance a Palazzo degli Uffici. Solita capacità di catturare l’energia umana, appresa dagli artisti del Living, che a Cosenza sono di casa. Tendenza ad urlare le cose, espediente ereditato dalle avanguardie del ‘900. Due suonatori di bongo in un angolo della piazza. Il colore rosso dei maglioni degli attori si fonde con i petali che buttano in faccia al pubblico. E alla fine tutti in cerchio per un accordo umano, che separa anni luce il giardinetto di Palazzo degli Uffici dal traffico della vicina corso Mazzini. Quelli della LILA interrompono per un momento la distribuzione di profilattici e si uniscono al gigantesco abbraccio. Un vecchietto passa di lì per caso: “Preservativi? Gente abbracciata? Fammi vedere che fanno questi”… e si butta nella mischia.
Claudio Dionesalvi
Teatro Rendano, n°9   1995

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