La direzione verso cui si volge un Fiore

Ci sono fiori che sbocciano su curatissime terrazze o in pettinati e variopinti giardini. E fiori che attecchiscono nelle rocce o germogliano trionfanti nel deserto. Il nostro Fiore, l’autore di questo grappolo di componimenti, affonda le proprie radici nella più arida periferia sociale. Nato e cresciuto in una delle baraccopoli abitate per decenni dai rom stanziali cosentini, Fiore avrebbe potuto, come altri suoi coetanei meno fortunati, imboccare strade diverse, autocondannarsi a una quotidiana dannazione civile. Invece, grazie a due genitori eccezionali, all’azione di associazioni come il circolo Popilia, che ne hanno accompagnato il cammino formativo, ma soprattutto in virtù della sua stessa sensibilità e dell’intelligenza che madre Natura gli ha donato, questo ragazzone è la conferma vivente della bellezza che soltanto in un campo di gramigna possono assumere i petali più belli.
I suoi sono versi oscillanti tra la tenerezza di un canto adolescenziale e la consapevolezza di uomo maturo. Trasudano gioia, confessano momenti di malinconia. Su tutto, dietro le parole e i loro riflessi, sotto la trama tessuta con dovizia di particolari, emerge l’amore per la sua dolcissima musa, la bella Rita, la ragazza che di Fiore ha rapito cuore e anima, rendendone fertile l’immaginario. Scorrono in carrellata, senza cadere in tentazioni retoriche, temi come la condizione dei migranti, il malamente mondo, la natura devastata dal neoliberismo, l’impegno civile. Versi agili si mescolano in un turbinio di immagini tanto perentorie quanto delicate. Come un girasole, l’autore orienta la propria sensibilità verso questa o quella fonte d’energia onirica. Eppure non perde mai il contatto col reale. Mantiene solida la voglia di esplorare le relazioni tra i significati delle singole esperienze.
E a tratti questo suo compiaciuto immergersi nelle relazioni umane e nelle “forze agenti” della natura, restituisce a chi si accosta alla sua scrittura la voglia di vivere in conflittuale armonia col tempo presente.
Claudio Dionesalvi
postfazione a “Pezzi di cielo congiunto” (Coessenza)

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