Se il turismo è un’illusione

Uno studioso che trasforma il paesaggio in numeri e traduce le geometrie in letteratura. Emilio Tarditi, scienziato cosentino irrituale, nonché analista dell’identità urbana, pubblica per i tipi di Rubbettino un breve e denso saggio che amministratori locali ed operatori del settore farebbero bene a leggere urgentemente.
“L’illusione turistica. Contraddizioni, opportunità e paradossi del caso Calabria”, racconta l’utopia concreta di una regione che non riesce a far fruttare l’unica vera risorsa disponibile. Lo spiega senza fronzoli Sergio Zoppi nella prefazione: “Occorre però uscire dalla logica miope che pone come prioritarie una strada da costruire, la seconda casa o una discoteca”.
Tarditi fotografa in modo impietoso uno scenario irritante, individua i responsabili e le coordinate storiche dei fenomeni degradanti, fornisce utili riferimenti legislativi, ma soprattutto rivela soluzioni strategiche per capovolgere i luoghi comuni che infestano la Calabria.
Dopo una prima sezione riservata al tema dello “sviluppo turistico distorto”, questo esperto di pianificazione territoriale percorre il terreno tortuoso della proposta, in un capitolo orientato alle “opportunità”. Le prospettive di rinascita non mancano, eppure assente è la propensione culturale a stabilire tra governanti e governati calabresi la predisposizione all’innovazione delle modalità di accoglienza. Il quadro fornito ricalca solo in parte la percezione comune del fenomeno. Qualche dato conferma questioni già note. Per esempio, lo spaventoso ritardo della provincia di Reggio Calabria in materia di strutture alberghiere: l’8,7 per cento, contro il 38,1 di Cosenza. Ma in taluni casi, la ricerca svela aspetti che possono rivelarsi sorprendenti: “la contrazione delle presenze in Calabria è durata vent’anni, dal 1974 al 1994, e solo a partire dagli ultimi anni la domanda turistica ha cominciato a crescere, raggiungendo nel 2004, 7.605.619 presenze”. I fattori penalizzanti rimangono la degradazione ambientale, l’erosione marina, l’inquinamento prodotto dall’antropizzazione, la speculazione edilizia e alcuni fatti criminali.
Il saggio di Tarditi sembra dire: il turismo è qui, a portata di mano, basta coglierlo.
E il lettore comune immagina già gli assessori regionali e provinciali, riuniti intorno ad un tavolo, che insieme ai sindaci delle aree interessate, formano un’unità di crisi deputata ad affrontare uno dopo l’altro i vari problemi. Come facciamo a mettere in funzione quel depuratore? Chi si occupa di segnalare alla procura i responsabili dell’inquinamento di quel torrente? Quale legge dobbiamo applicare per abbattere quelle villette abusive?
Sarebbero veramente cose dell’altro mondo. È il mondo che Tarditi prova a prefigurare.
Claudio Dionesalvi
Il quotidiano, 7 ottobre 2005

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